Il Canto del Trisagio (nelle riflessioni di Nikolaj Gogol')

Dopo i tropari, viene il momento di cantare l'Inno alla Santissima Trinità. ottenuta la benedizione dal sacerdote, il diacono si affaccia alle porte regali e sollevando la stola dà il segnale ai cantori. Solenne, cantato a piena voce, echeggia in tutta la chiesa l'inno del Trisagio costituito dalla triplice invocazione a Dio: << Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi misericordia di noi.>> con l'invocazione "Santo Dio", professa il Dio Padre; con "Santo Forte" il suo divino Figlio, che è la sua forza; con "Santo Immortale" professa il suo immortale pensiero, la volontà eternamente vivente di Dio, lo Spirito Santo. 

I cantori intonano per tre volte l'inno affinché nelle orecchie di tutti risuoni che l'eterna presenza di Dio racchiude l'eterna presenza della Trinità e che non c'è mai stato un momento in cui presso Dio non ci fosse il Verbo o in cui il Verbo mancasse del Santo Spirito. Dice il profeta Davide: "dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera."
Ogni persona dell'assemblea è cosciente del fatto che in lui stesso, in quanto immagine di Dio, si trova la stessa triplice essenza: Dio stesso, il suo Verbo e il suo Spirito, cioè il pensiero che il Verbo anima e muove. Ma è altresì convinto che il suo verbo umano è impotente, si spande invano e senza costrutto, e che il suo spirito neanche gli appartiene, preda com'è di flussi estranei.
Nel santuario intanto il sacerdote pronuncia una preghiera segreta perché risulti ben accetto il Trisaghion, e anche egli per tre volte ripete: Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi. Dopo il Sacerdote si muove verso il fondo del presbiterio, presso la Cattedra, per la pia meditazione. Da qui il pastore benedice la lettura dell'Epistola, pronto ad udire la sapienza dell'Apostolo, assieme all'assemblea tutta.

Da: Meditazioni sulla Divina Liturgia di Nikolaj Gogol'

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