Un frate domenicano ortodosso in Russia: lo strano caso di San Maksim il Greco

Nel comporre questa breve agiografia, tratta dal libro "Preghiere a San Andrej Rubliov e altri santi russi" della Marietti, mi sono trovato a pensare che nell'aria del Concilio di Ferrara-Firenze alla fine qualcuno abbia respirato, alla faccia dei Defensor Ecclesiae e della purezza della fede. E mentre santi come San Marco d'Efeso rigettavano Roma e le sue "devianze eterodosse" che ormai erano evidenti e formate, altri, come Maksim "Il Greco", godevano pienamente del Rinascimento italiano. 
Il futuro Santo Massimo il Greco nacque a fine Quattrocento in Corfù, da genitori ortodossi, ma l'Isola a quel tempo era sotto dominio della Repubblica di Venezia, così il piccolo Maksim fin da piccolo respirò l'aria dello Stivale. Fattosi giovanotto, i genitori benestanti lo mandarono a studiare in Italia: Venezia, Padova, Bologna e poi Firenze. Qui Maksim conobbe il frate Girolamo Savonarola, col quale strinse amicizia: alloggiavano insieme al Convento domenicano di S. Marco, nel quale poi Maksim fece professione monastica divenendo frate. La sua origine bizantina lo attrasse poi in Oriente, e difatti si recò all'Athos, sul quale poi prese la residenza, facendo nuovamente obbedienza, questa volta a Vatopedi. Trascorse i successivi dieci anni nel silenzio, continuando ad approfondire i testi dei Padri della Chiesa, ai quali Maksim si sentiva molto legato. La svolta della sua vita avvenne però nel 1515, quando il Gran Principe di Mosca il 15 marzo inviò degli ambasciatori alla Santa Montagna per richiedere un traduttore, l'anziano monaco Savva. Ma egli era molto malato così l'Igumeno di Vatopedi selezionò al suo posto il buon Maksim, "esperto in Sacra Dottrina e adatto alla trasposizione e alla spiegazione di qualsiasi libro." Maksim obbedì al suo superiore e seguì i moscoviti fino in Russia. Vasilij III difatti ricercava un esperto traduttore per completare, sistemare o tradurre ex novo dei testi liturgici dal Greco allo Slavo Ecclesiastico; ma poiché San Maksim non conosceva il russo, egli traduceva in lingua latina dal greco, e un monaco russo suo attendente traduceva dal latino allo Slavo. Già è sorprendente come un monaco del Cinquecento moscovita masticasse latino così bene... era pure vero che a quei tempi doveva essere ancora vivo il Metropolita che aveva firmato l'Unìa, i rapporti con Roma erano stati in quegli anni assai fecondi. Il viaggio fu molto lungo, perché Maksim arrivò a Mosca solo nel 1518, e subito si mise a lavorare sul Salterio. Il suo lavoro ( o meglio, il suo e quello del suo attendente) fu molto apprezzato da Varlaam, Metropolita di Mosca, ma oltre agli ammiratori Maksim si fece anche numerosi nemici. Innanzi tutto perché era anti-russo: non gli piacevano le costumanze del paese che lo ospitava. In secondo luogo, appoggiò la causa di ( San ) Nil Sorskij, che all'epoca non era ben visto, e in terzo luogo modificò alcuni rituali apportandovi delle modifiche; Con la salita al soglio arcivescovile di Danil e con un repentino cambio d'umore del Gran Principe, la vita di Maksim si fece più difficile. Nel 1525 un tribunale statale lo dichiarò colpevole di macchinazioni contro la figura del Principe. Per i successivi sei anni fu tenuto segregato in una umida e minuscola celletta nel Monastero di San Giuseppe a Volokolamsk, e gli fu proibito l'accesso ai sacramenti. Ciò non distrusse l'animo del santo monaco: fu trovato su un muro della sua cella addirittura un Canone allo Spirito Santo Consolatore, scritto con un carbone. Nel 1531 fu richiamato a giudizio, e fu nuovamente ritenuto colpevole, questa volta d'eresia, per via del suo passato "latino", e difatti con la nota in calce di << indipendenza di pensiero >> e ancora, complotto politico. Fu trasferito in un carcere-monastero a Tver, ove però il Vescovo fu comprensivo, e gli lasciò carta penna e calamaio. Derivarono da questa permissione alcuni commenti alla Bibbia. Nel 1544 il Patriarca Ecumenico chiese formalmente al Gran Principe di Mosca  che Maksim potesse tornare sul Monte Athos, ma fu negata questa grazia, perché "il monaco è a conoscenza di segreti di stato". La mancanza dell'Eucarestia iniziò a gravare sul cuore del monaco. Nel 1547 il Metropolita Makarij, sentite le lamentele di Maksim, ne ebbe compassione e ritirò la punizione: potè tornare a consumare i Sacramenti. Nel 1551 Maksim fu trasferito nella Lavra di San Sergio, nel quale l'Igumeno perorò la causa del prigioniero, dandogli nel frattempo molte libertà finora negate. Nel 1553 San Maksim incontrò Ivan IV il Terribile, predicendogli un disastro: la premonizione non fu ascoltata ma si avverò. Nel 1556 finalmente, dopo 38 anni di sofferenze e di vita passata in Russia, il monaco Maksim si addormentò nel Signore, estenuato dal dolore. Fu seppellito nella Lavra, ma ora la sua tomba si trova presso la Chiesa del Santo Spirito. Sebbene prima del 1988 non fosse mai stato alzato all'onore degli altari, già nel 1564 nella Cattedrale dell'Annunciazione di Mosca comparve la sua raffigurazione. Nel 1694 un manuale per iconografi riporta minuziosamente la descrizione di come va dipinta l'icona di Maksim Grek, ossia "Il Greco". Già nell'Ottocento circolavano i libretti con le vite dei santi, e lui vi figurava in quasi tutti.

Tropario: Illuminato dal fulgore dello Spirito, hai acquisito con Sapienza l'intelligenza dei rètori; illuminando con la luce della verità i cuori degli uomini ottenebrati dall'ignoranza, sei stato, o Santo Monaco Maksim, fulgida lampada della retta dottrina; e nel fervore di Colui che Tutto Vede, ti sei fatto straniero e sei emigrato in Russia, dove sopportasti la passione, la sofferenza, la galera e la reclusione imposta dal sovrano; ma la Destra dell'Onnipotente ti ha premiato e sei esaltato adesso, per i tuoi miracoli. Intercedi per noi costantemente, o santo Monaco Maksim, per noi che veneriamo la tua santa memoria.

Festa: 21 gennaio



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