Il Patriarcato cristiano di Pechino fra storia e leggenda (Storia della Chiesa)

La nascita della Chiesa Cinese: il periodo Tang (599-995 d.C.)

Siamo solitamente portati a vedere l'espansione del Cristianesimo verso l'Ovest, verso Roma, verso la Gran Bretagna e il nord-Europa, ma spesso ci dimentichiamo dei missionari che camminarono fino all'Estremo Oriente, in India e in Cina, o in Eritrea e in Etiopia in Africa. Ebbene, oggi vi parlerò dello sviluppo che un ramo del cristianesimo - quello Nestoriano - ebbe nelle estreme propaggini dell'Asia.
Verso il VI-VII secolo dei missionari nestoriani provenienti dall'odierno Iraq si mossero dal loro Patriarcato di Ctesifonte verso la Cina, vi giunsero e iniziarono a tradurre i testi in cinese e a erigere monasteri e chiese in stile locale. L'esempio più bello conservatosi finora si trova a Xian, ove è conservata una stele che riporta in siriaco classico e cinese tradizionale il documento di fondazione e d'arrivo dei monaci iracheni per l'evangelizzazione. La spettacolare "orto-pagoda", un monastero ascensionale invece che orizzontalmente concepito, è ancora intatto nelle sue strutture ma purtroppo pesantemente degradato al suo interno per via della plurisecolare incuria.


L' ortopagoda di Xian ( VIII secolo )


Nell'anno 635 un missionario di nome Alopen arriva a Chang'an, la capitale sotto la dinastia Tang. Con l'abile dialettica tipica dei missionari, il monaco Alopen riesce a convertire niente poco di meno che l'imperatore di allora, Tai Zong (599-649 d.C.) chiamato poi "Il Giusto" dallo stesso popolo cinese a causa della sua giustizia ed equità, ottenendo la formazione dell'Arcidiocesi di Pechino che durerà a fasi alterne fino alle soglie del IX secolo.
La stele di Xian, datata 781 circa, riporta il nome del patriarca regnante, Hnanisho II, e un gran numero di clero, di circa settanta monaci, di due diaconi - Gigoi di Chang'an e Gabriel di Sarang - , e il nome di quattro vescovi: il Metropolita Adamo, il Vescovo Yohannan, e i "vescovi di campagna" Zargis e Yazbudzid. La stele recita << Il vescovo Hnanisho, che significa "Il Cristo è misericordia", governa e regge la brillante congregazione dell'Est.>>. 


L'Imperatore Tai Zong riceve un emissario dal Tibet.

Il periodo d'Oro: L'epoca Yuan (1251-1368)

Nel IX secolo avvenne il primo grande dramma, quando gli Imperatori proibirono il culto cristiano e condussero una ferocissima repressione che distrutte totalmente la presenza cristiana. Crollata la dinastia Tang, tollerante con le minoranze, il periodo torbido dei Dieci Regni devastò ogni presenza non tradizionale della regione. Sporadiche comunità nestoriane sopravvissero fino all'avvento della Dinastia Ming (XVI secolo) e Marco Polo stesso, nel suo Il Milione, ci narra della presenza cristiana lungo la via della Seta. Durante il Periodo Yuan ( 1271-1368) e durante la dominazione mongola in genere i cristiani nestoriani tornarono a godere di una certa libertà se non addirittura di favoritismi. Il Khan Mongke (1251-1259) innalzò il Cristianesimo quale prima religione del suo impero dopo aver sposato una nestoriana della tribù Kerait.  Nel 1295 il Khan Ghazan si convertì all'Islam, segnando la fine della breve età dell'oro cristiana, e riportando l'Arcidiocesi di Pechino nell'ombra delle catacombe. 
 La Chiesa Nestoriana ben presto divenne una minoranza abbastanza integrata in India e nell'Indocina: abbiamo notizia di un monaco di nome Adamo che aiutava un buddista a tradurre i testi buddisti dall'indiano al cinese. E' curioso notare come la parola "Buddha" ( Illuminato) traduca "Cristo" (Unto in greco) nelle traduzioni nestoriane cinesi.  Nel XIII secolo due missionari nestoriani cinesi, credendo che l'Occidente fosse pagano, compiono l'entusiasmante via della Seta fino all'Inghilterra, chiedendo e ottenendo udienza dal Re Edoardo I d'Inghilterra. Una sorta di Marco Polo all'inverso. Le comunità nestoriane si diffusero notevolmente in Mongolia ma l'adattamento culturale ( l'assenza di strutture fisse in luogo di tende-chiese secondo l'usanza nomade) e la violenza dei capi-tribù buddisti, fra i quali spicca Tamerlano che di cristiani fece vere e proprie ecatombi, non aiutarono la permanenza del culto cristiano nella regione. 

Affresco nestoriano raffigurante la Domenica delle Palme, chiesa di Qocho, Cina. (1)


 Un vescovo nestoriano Mongolo.

La guerra dei Taiping (1851-1864)


La Chiesa Nestoriana Cinese ebbe l'ultimo sussulto di gloria durante la Rivolta dei Taiping (1851-1864). In quegli anni un giovane uomo di nome Hong Xiuquan si proclamò Fratello-Minore di Gesù Cristo e fondò uno stato collettivista-cristiano nel sud della Cina, scatenando ovviamente la risoluzione armata del governo centrale. La guerra fu dolorosa e si protrasse per un decennio poiché l'impero Manchu era anche in lotta contro le potenze europee. Finita la guerra dell'oppio, nel 1864, inglesi e francesi soccorsero i loro ex-nemici consegnando così l'ultima fortezza cristiana nelle mani dell'Imperatore. Il Cristianesimo era estinto. La sanguinosa guerra è raccontata tra l'altro magistralmente nella pellicola Warlords ( I Signori della Guerra). 

Il partito dei Taiping prese su di sé le istanze dei socialisti cinesi, dei nazionalisti e delle frange sincretiste e cristiane sopravvissute agli eccidi storici. Hong Xiuquan nel 1851 prese possesso della città di Nanchino, rinominata poi Città Celeste (Tianjing) sul cui trono Hong Xiuquan si proclamò poi anche Re del Cielo (Tianwang).  Riorganizzò la struttura sociale creando il sovracitato collettivismo agrario e attuò una ripartizione generale dei beni, sfruttando l'inadeguatezza e l'arretratezza dell'esercito Quing-Manchu per assaltare la capitale Pechino nel 1855 ma l'esercito cristiano fallì. La mappa qui sotto mostra l'estensione del "Regno Cristiano" al suo momento di gloria nel 1854. Le classi sociali che componevano l'esercito-popolo Taiping erano perlopiù di bassa estrazione: minatori, contadini, ex-funzionari di basso livello. La maggior parte delle persone proveniva dalle etnie Cantonesi e Zhuang.



   
Il generale imperiale Quian Quinyun, dell'armata manciù Shan, conquistò con il soccorso dell'Impero Britannico nel 1864 Nanchino, ponendo fine alla guerra. La soppressione del cristianesimo fu totale e brutale. Nella sola provincia di Guangdong, il rapporto della polizia segnala un milione di morti ( China, Purcell Victor, 1962, pag.167).                                                                                                                                
Il trono celeste di Hong Xiuqan, il "Fratello di Cristo" a Nanchino.
Il Patriarcato nestoriano di Pechino finì tragicamente i suoi giorni, ma il Cristianesimo non è morto in Cina e adesso sta rinascendo sia per via cattolica che per via ortodossa. Pochi ancora sanno dei suoi trascorsi Nestoriani, ma è certo che l'interesse collettivo rinascerà quando il governo cinese permetterà ai restauratori di raggiungere gli antichi monasteri abbandonati.
                                      
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FONTI

Peasant Revolts in China, Jean Chesneaux
Mongolian Empire, C.P. Aptwood.
A History of Christianity in Asia, Samuel Hugh Muffat, volume I.
How Christianity's Eastern History was been forgotten articolo dell'Arcivescovo anglicano di Canterbury Rowan Williams, apparso sul sito della BBChttp://www.bbc.com/news/world-31173047
(1) Museum für Indische Kunst Dahlem, Berlin

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