La nascita della Chiesa Ungherese (Storia della Chiesa)

Gli Ungari, o Magiari, erano uno dei tanti popoli venuti dall'Asia e calati in Europa durante l'Alto Medioevo, al seguito di capi-tribù dediti alla guerra. Si fecero conoscere nel 930 quando, assieme ai Peceneghi, assalirono la Tracia puntando a Costantinopoli ma furono ricacciati indietro dall'esercito imperiale. Il primo tentativo di cristianizzarli avvenne nel 920 a opera di un missionario di nome Gabriele, ma non ebbe i risultati. Nel 948 un capo magiaro di nome Bulcsù andò a Costantinopoli e chiese di farsi battezzare, e il suo padrino fu Costantino Porfirogenito, ma apostatò abbastanza presto perché fu uno dei Leader catturati dopo la sconfitta magiara di Regensburg. Nel 953 d.C. un altro capo-tribù, Gyula, raggiunse la seconda Roma per essere cristianizzato, e questa volta dopo il battesimo partì dietro al condottiero anche un monaco, Ieroteo, il quale fu fatto vescovo dal Patriarca Teofilatto affinchè potesse seguire gli sviluppi della nazione nella quale si stava trasferendo.

la fondazione della chiesa di Obuda a opera del beato Re Stefano 



Altri capì-tribù si convertirono fra i quali spicca il nome di Géza, e il battesimo - avvenuto nel 995 - che avvenne secondo le cronache polacche al seguito della forte influenza della moglie Adelaide, sorella di Miezko I il primo re cristiano dei polacchi, comportò per tutto il paese magiaro la conversione, anche forzata. La regina Adelaide, forte bevitrice, bellissima e ottima cavallerizza secondo le cronache, spinse il coniuge nell'orbita latino-germanica forse vedendo l'opportunità di una alleanza con la neonata Polonia e con l'Impero Germanico. Il figlio di Géza, Vajk, prese anch'egli il battesimo con rito latino definendo ormai l'assetto liturgico e popolare del paese, allineatosi con l'area occidentale della Chiesa Indivisa. Vajk è conosciuto universalmente come il Santo Re Stefano I dei Magiari, il quale unirà la sua gente in uno stato stabile e fonderà molte chiese e monasteri, sposandosi con Gisella di Baviera ed entrando così nell'orbita delle sclavinie, ossia i regni "barbari" cristianizzati e civilizzati, indipendenti dai due imperi. Nel 1001 Otto III e il Papa gli inviano la corona benedetta e il documento che attesta il suo essere Re, con la speranza - disillusa come coi Polacchi - che i barbari definissero il loro regno vassallo dell'Impero d'Occidente. 
Fra le più grandi strutture inaugurate da santo Stefano abbiamo il monastero benedettino di Pécsvàrad (1015 d.C.) e la chiesa di Obuda, come riportato dal Chronicom Pictum (P042).  Dal punto di vista ecclesiologico, i vescovi tedeschi, cui il Papato aveva concesso l'esclusività delle missioni latine, si impuntarono con la legittimazione della loro presenza in Ungheria e nel 973 Wolgang, Vescovo di Regensburg, ottiene la rettorìa dell'intera Ungheria. Il Re Stefano riuscì a convincere il papa Silvestro II ad innalzare il vescovato ungherese di Esztergom ad Arcidiocesi così da rendere la Chiesa Ungherese indipendente dai tedeschi, pur nell'obbedienza alla sede romana: la semi-autocefalia venne concessa con facilità e l'Arcivescovo di Esztergom, Lazlo, creò altri dieci vescovi per le nuove diocesi. Il Re Stefano si occupò della costruzione di un altro monastero sulla Collina di S. Martino, e la capitale fu spostata ad Alba Regia, antica città romana ricostruita dal sovrano illuminato. Stefano si occupava personalmente di selezionare abati e vescovi che Lazlo gli proponeva. Egli scrisse anche il codice di leggi e obbligò la domenica qual giorno di festa: fra le sue altre opere è segnalata dai cronisti dell'epoca l'edificazione di una strada diretta verso la Terra Santa. I cronisti suoi contemporanei furono esterrefatti dalla velocità con cui Stefano cristianizzò la sua terra nella più completa pace e accondiscendenza popolare. Ralph Glaber, nella sua Historia, scriverà: "il popolo dei magiari, un tempo temuto per la sua sete di sangue, adesso a buon diritto fa parte della Cristianità, perché si è purificato nel Sangue di Cristo. Accogliamoli dunque come fratelli e sorelle".

la mano incorrotta del Re Stefano d'Ungheria

Il Re Stefano d'Ungheria morirà nel 1038 d.C. e verrà santificato cinquant'anni dopo dalla Chiesa di Roma: la sua mano, la reliquia incorrotta, riposa nella Cattedrale di Santo Stefano  (eretta a sua memoria) a Budapest. 

fonti:
ANDREW LOUTH, Greek East and Latin West, St. Vladimir Seminary press
THOMAS HEAD, Medieval Hagiography, p.375-377, Routledge

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