La Cristianizzazione dei Vichinghi e la Guardia Variaga di Costantinopoli

Il servo si Dio Gianluca Rinaldi, autore di questo interessante riassunto della conversione al cristianesimo dei pagani nordici, ci illustra con semplicità e profondità assieme lo sviluppo del cristianesimo presso i Norreni, abitanti delle odierne Danimarca, Svezia e Norvegia.

Nel 793 Era di Nostro Signore, fanno la loro comparsa per la prima volta sulla scena della Storia i Vichinghi. A Lindisfarne, piccolo e pacifico monastero inglese, i pii monaci vedono riversarsi un’orda di guerrieri pagani armati e violenti che saccheggiano, uccidono, incendiano, violentano. L’evento ebbe una grossa risonanza nel mondo Cristiano di allora, non certo preparato all’arrivo di nuovi infedeli per di più bellicosi. Siamo in un periodo di Cristianesimo trionfante in tutta Europa, Carlo Magno ha appena finito di sconfiggere le tribù franche ed alemanne; nel 787 con il cosiddetto “massacro di Verden” era stata sottomessa l’ultima tribù Sassone e  tutta la regione era ormai ufficialmente Cristiana. L’avvento dei Vichinghi fu quindi inatteso, improvviso, sconvolgente; ma la loro cristianizzazione fu per certi versi più veloce del previsto, se si pensa che solo dopo tre secoli praticamente l’intera Scandinavia poteva dirsi Cristiana.


La fonte di Husaby, dove secondo la Tradizione si battezzò Olof Skotkonung

Il primo missionario ufficiale che si recò a convertire i Pagani Norreni fu Anscario (Oscar) di Corvey, nato l’8 settembre 801 e affidato cinquenne al monastero di Corbiesur la Somme. Nel 826 Ludovico il Pio, venuto a conoscenza della sua fama di uomo di Fede e Dottrina incrollabili, lo incaricò di accompagnare Aroldo, pretendente al trono di Danimarca e battezzato Cristiano, nel suo viaggio in patria, con lo scopo di convertire al Vangelo i sanguinari pagani. Dalla sua biografia, scritta dal suo discepolo Rimberto, apprendiamo che “molti condusse alla Fede”, ad Haithabu e Ripen in particolare, riuscendo a battezzare molti uomini; ma ben presto i danesi cominciarono a vedere lui e il suo regale accompagnatore come un pericolo per la stabilità politica in Danimarca, e i due dovettero rifugiarsi qualche anno a Rustringen( l’odierna Wilhelmhaven). Tre anni dopoAnscario ripartì, stavolta per Birka, roccaforte commerciale vichinga, dove riuscì ad arrivare nonostante la sua nave fosse stata attaccata e rapinata proprio da pirati vichinghi. Anche qui però, ottenne risultati relativi, riuscendo a convertire si un gran numero di anime, ma non a portare nobili e persone influenti alla  Fede in maniera sufficiente per trasformare il Paese in una terra Cristiana.
Così il Santo Monaco si trasferì ad Hammaburg sull’Elba, da poco diventata sede Arcivescovile per volere di Gregorio IV, dove edificò una Chiesa, una scuola, un ospedale e preparò di persona un gran numero di missionari e volenterosi Monaci per completare l’opera di Evangelizzazione delle fredde terre del Nord. Nell’845 però, Hammaburg fu attaccata e distrutta dai Vichinghi stessi, risaliti sull’Elba con i loro Drakkar, e Anscario dovette nuovamente fuggire, salvatosi per il rotto della cuffia. Si rifugiò a Brema, e da qui fece partire le sue nuove spedizioni missionarie verso il Settentrione, ottenendo stavolta qualche successo rilevante: il Re di Danimarca Horich il Maggiore permise, pur non convertendosi lui stesso,  la costruzione di una Chiesa prima ad Haithabu nell’849, poi a Ripen nell’854. Sempre più uomini del popolo si convertivano alla Croce del Cristo, ma i nobili e i potenti erano ancora restii e preferivano sacrifici agli Asi e libagioni a base di fiumi di idromele.
Anscario morì nell’865, ed il suo successore Rimberto (come riportato dalle cronache del magisterscholarum Adamo di Brema), tentò di proseguire la sua opera di Cristianizzazione senza troppi successi, tanto che delle oasi Cristiane fondate da Anscario non si hanno più tracce certe nelle cronache successive. La Danimarca divenne del tutto Cristiana qualche decennio dopo, quando alle spinte missionarie si unì la forza politica: nel 935 Enrico I, sovrano tedesco di stirpe sassone, effettuò una spedizione ad Haithabu e costrinse il re Knuba di Danimarca a battezzarsi, oltre a mandare l’Arcivescovo Unni di Brema in missione a Birka. Fu però il figlio di Enrico, Ottone, che completò l’opera: nel 948 fondò i tre vescovadi di Schleswig, Ripen e Århus, sottoposti all’Arcivescovo di Amburgo, Adaldag, circondando così la residenza regale danese di roccaforti Cristiane. Il re Arold Gormsson detto Denteazzurro, si convinse quindi ad abbracciare la Fede in Cristo, si fece battezzare nel 960 dal sacerdote tedesco Poppo (che mostrò al sovrano la potenza di Dio tenendo in mano un ferro rovente senza colpo ferire), e procedette quindi alla demolizione dei templi pagani nel bosco sacro di Jelling, sostituendoli con la prima Chiesa in legno della Danimarca. L’opera fu completata sugellando il tutto con una lapide a tre facce, una delle quali presenta un leone con acanto, un’altra la figura del Cristo in un viluppo di tralci, e sulla terza l’iscrizione: ”Re Aroldo eresse questo monumento per Gorm, il padre suo, e per la madre Tyra: quell’Aroldo che conquistò tutta la Danimarca e la Norvegia, e fece Cristiani i Danesi.”


Cattedrale di Nidaros ( Trondheim ), un tempo sede del Primate del Nord e luogo di diffusione del rito di Nidaros, il rito latino locale per le terre nordiche.


La Norvegia dovette  attendere ancora qualche decennio prima di potersi dire Cristiana: Haakon il Buono, morto nel 961, educato Cristianamente per voler del padre Harald, aveva proseguito l’opera di Cristianizzazione iniziata dal suo genitore, ma aveva incontrato forti sacche di resistenza da parte, anche qui, del ceto nobile norvegese, che temeva di perdere i propri privilegi.  Il suo successore,anche lui di nome  Harald, tentò di forzare la Cristianizzazione, ma già con il successivo sovrano Haakon Sigurdsson (pagano), vi fu un risveglio delle istanze pagane, culminato per altro con una guerra tra la Norvegia pagana e la Danimarca Cristiana di Aroldo Denteazzurro.
Le coste Norvegesi però, almeno nella loro componente popolare, erano già ampiamente cristianizzate, seppur persisteva una certa tolleranza nei riguardi del Paganesimo locale e di alcune abitudini rituali legate ad esso. Fu OlavTryggvason a dare la spinta definitiva verso la Fede in Norvegia; battezzatosi nel 1000 ad opera di un Presbitero sassone, smise di razziare l’Inghilterra in segno di devozione, fece battezzare a sua volta la nuova terra, la Groenlandia, scoperta da Leif Eriksson (figlio di Erik il Rosso), Cristiano anche lui al contrario del padre noto per l’odio nei confronti dei Preti; convinse tutti i nuovi coloni della Groenlandia a convertirsi anche loro. E fu seguito dal presidente del Thing(parlamento) islandese Torgeir nello stesso anno, che dichiarò che “tutti dovevano essere Cristiani”, quando fino a pochissimi anni prima i missionari venivano malamente cacciati dall’isola come invasori (il sassone Fredrik nel 981 e il tedesco Tankbrand nel 998). All’ epoca l’Islanda era colonia norvegese indipendente. L’opera di cristianizzazione fu completata definitivamente da Olaf II, conosciuto poi come Sant Olaf: nel 1024 fondò la prima Chiesa Nazionale di Norvegia, guidata dal Vescovo Grimkell, affrancandosi quindi dalla dipendenza dei vescovadi tedeschi e danesi; favori’ l’ingresso di Vescovi e missionari da tutta Europa inviandoli nell’entroterra, più lento a recepire la nuova Fede rispetto alle coste.
La Svezia fu la terra Scandinava più lenta a recepire la Fede di Cristo(se si esclude la Finlandia, cristianizzata nel 13mo secolo ad opera degli Svedesi), se si pensa che il Re Eric il Vittorioso (morto nel 995)aveva apostatato alla Fede Cristiana dopo essersi fatto battezzare, morendo pagano. Fu suo figlio Olof III detto Skötkonung (epiteto di difficile traduzione secondo alcuni legato al conio della moneta-fu il primo a coniare moneta in Svezia- , secondo altri al fatto che pagasse tributi-dalla parola svedese skatt che significa tesoro-, per altri ancora da un tipo di vestito che usava indossare), a fare passi da gigante nella conversione del suo paese (anche se la Svezia ancora nel 1200 manteneva qualche sacca di paganesimo tra il popolo).Si fece battezzare nel 1008, probabilmente a Husaby, seppur le fonti non sono concordanti né sul luogo né sul nome del missionario che lo battezzò, anche se le più accreditate ad oggi indicano il sassone Sigfrid (Adamo di Brema indica invece il tedesco Thurgot). Durante il suo regno (995-1022) intraprese numerose battaglie contro la Norvegia di Olaf Tryggvason, ma allo stesso tempo si adoperò per la conversione del suo popolo. Morì nel 1022, non riuscendo a veder completata l’opera di Cristianizzazione(l’unica regione completamente Cristiana era il VästerGötland) ma avviando però un processo irreversibile; sulle monete fece incidere la Croce e usò la dicitura latina ”Rex” per sè. Favorì l’edificazione di numerose fonti battesimali in Svezia, e le cronache, perdendosi però nella leggenda, lo vogliono ucciso da suoi nemici pagani a Sigtuna per essersi rifiutato di sacrificare agli dei pagani.

La Cristianizzazione, nonostante le molte difficoltà, non fu mai però seriamente in pericolo in nessuna parte della Scandinavia, una volta iniziata. L’era degli dei volgeva ormai al termine, e quella di Cristo era fiorente e pronta a prenderne il posto. Come detto, inizialmente si convertivano più facilmente i popolani che i nobili; ma il vero obiettivo di molti missionari erano proprio questi ultimi, anche perchè nella società Vichinga un capo che abbracciava una nuova religione portava con sè moltissime anime, decise a seguire il proprio signore ovunque andasse, in corpo e in spirito. Spesso la preparazione Dottrinale dei neoconvertiti non brillava, si tendeva a fare un velocissimo Catechismo pur di salvare più anime possibile e puntando sul fatto che il vero Catechismo sarebbe stato fatto dopo il Battesimo, e nel tempo. Questo però creava situazioni di persistenza di abitudini pagane anche all’interno del Cristianesimo spesso nel Nord: un caso esemplare, riportato nel ”Libro della Colonizzazione”islandese, narra che un tal Helgi fosse di ”fede mista”; era Cristiano battezzato, ma continuava ad invocare il suo protettore Thor quando doveva avventurarsi per mare. Probabilmente, di questi ”Helgi” ve ne era più d’uno. Sui sarcofagi dei primi Vescovi si trovavano spesso, accanto alle Croci, intagli con figure di draghi e rune antiche. Nel nord dello Jutland è stato perfino rinvenuto uno stampo fusorio utilizzato per la fabbricazione di ciondoli rappresentanti, a seconda del compratore, sia la Croce di Cristo che il martello di Thor!
Uno dei modi con cui si facevano proseliti tra gli schiavi, era quello di liberarli riscattandoli per mostrare loro la grandezza della Misericordia del Cristianesimo. Moltissimi monaci,anche gli stessi Anscario e Rimberto, recandosi in Scandinavia, portavano con sè ingenti somme di denaro, ma non certo per alimentar vizi; gli schiavi, numerosissimi tra i Vichinghi avvezzi a prender prigionieri ovunque per farne loro servitori,venivano comprati dai pii uomini, che li liberavano immediatamente, chiedendo loro in cambio soltanto di ascoltarli ed abbracciare la Fede nel Cristo. Questo creò un numero sempre maggiore di uomini liberi Cristiani, che diedero ovviamente vita alle successive generazioni educandole alla Religione Cristiana.
Altra cosa che colpiva particolarmente lo spirito dei pragmatici nordici era l’organizzazione della Chiesa, così ben strutturata, e la bellezza delle Liturgie, tra profumi d’incenso, scampanellii e paramenti preziosi; queste cose divenivano per loro segno della forza della nuova Religione, così solenne e curata. I bellicosi Vichinghi, venuti da conquistatori nel segno della guerra, capaci di mettere a ferro e fuoco l’intera Europa e fondare regni ovunque, furono così conquistati a loro volta non dalla spada, ma dalla morbida forza assimilatrice delle Dottrine Cristiane.

LA GUARDIA VARIAGA DI COSTANTINOPOLI

Discorso a parte merita però la ben nota Guardia Variaga,  corpo militare costituito prevalentemente da Svedesi convertiti al servizio dell’Imperatore di Bisanzio, uno dei più efficienti baluardi della Cristianità contro le invasioni musulmane, uno dei corpi che si distinse per fedeltà e coraggio al servizio dell’Impero Cristiano. I variaghi, parola che significava secondo alcune fonti ”i rauchi” per le loro voci profonde, secondo altre semplicemente ”confederati, seguaci”, erano i discendenti dei popoli scandinavi (per lo più svedesi) che fondarono il primo principato di Kiev, ad opera del leggendario Rurik,e che diedero anche il nome alla Russia: Rus era il nome con cui venivano chiamati i Vichinghi dai popoli dell’est, probabilmente essendo loro principalmente navigatori (”ro”tuttora in svedese significa ”remare”) ; seppur sostenitori della teoria panslava lo neghino. Inizialmente, i rapporti tra variaghi e Impero Bizantino furono caratterizzati dalle continue razzie che i primi mettevano in atto nei confronti dei secondi, con lo scopo per lo più di ottenere trattati commerciali favorevoli dal ricco Impero. Già nell’839 si ha la prima apparizione dei variaghi nelle cronache bizantine: l’Imperatore Teophilo secondo concordò con alcuni di loro l’ingaggio come guardia mercenaria per il suo esercito. I rapporti con Bisanzio furono però, come detto, spesso piuttosto bellicosi nonostante questo: nell’ 865 il principe Helgi di Kiev assediò Bisanzio ed ottenne il permesso di aprire empori variaghi alle porte della città; nel 907 (riporta la ”Cronaca di Nestore”, misero le loro navi su ruote e fecero vela via terra verso la Capitale Imperiale, inducendo i bizantini a firmare un ulteriore trattato di amicizia; nel 913-14 saccheggiano Iraq ed Azerbaijan; nel 941 Ingvar allinea una flotta sotto Bisanzio venendo respinto dal ”fuoco greco” dei difensori della citta; nel 944 nuovamente viene assaltata Bisanzio dalle sue truppe, stavolta di cavalleria, e i variaghi riescono ad ottenere un nuovo e favorevole trattato commerciale.
Dal 970 però, il quadro cambia completamente. Non si hanno più notizie di guerre tra i due schieramenti, e sempre più numerosi sono invece i guerrieri variaghi al servizio di Bisanzio, costituenti un corpo a parte ,nucleo dell’ esercito bizantino, guardie personali dell’Imperatore, soldati coraggiosi e fedeli che non esitano a difendere fino alla morte i confini dell’Impero, soprattutto contro arabi e bulgari. Motivo principale di questo fu la conversione al Cristianesimo Ortodosso di Vladimir I di Kiev, nel 988: l’Imperatore Basilio II gli dette in sposa la figlia Anna, e ricevette in cambio 6000 guerrieri che andarono a formare il primo nucleo ufficiale definito Guardia Variaga (Τάγμα των Βαραγγίων in greco), la guardia personale dell’Imperatore. Nel 989 la Guardia fu mandata a Crisopoli, guidata dallo stesso Basilio, per sconfiggere il ribelle Barda Foca, che morì in battaglia. Si distinsero peraltro nella difesa di Bisanzio (che chiamavano Miklagard, più o meno ”Grande Città”)durante la Quarta Crociata. Anna Comnena, nella sua cronaca del regno, li descrive come la più fedele ed efficiente delle truppe bizantine.La loro arma favorita era l’ascia a due mani, ma non disdegnavano spade ed archi. Uno dei più noti comandanti variaghi al servizio di Bisanzio fu Aroldo lo Spietato (Harald Hardrada), che dopo esser stato esattore imperiale per le tasse nel distretto di Kiev e generale di campo dell’Imperatore, cadde come Re di Norvegia nella lotta per l’Inghilterra.
Inizialmente, i mercenari variaghi erano semplicemente soldati prezzolati, a cui veniva lasciata libertà di culto; ma già da subito molti di loro si convertirono a contatto con la Cristianità, seppur inizialmente in maniere, come abbiamo visto anche nei paesi scandinavi, spesso ”grossolane”, preferendo i Santi Uomini di Chiesa operare veloci Battesimi per salvare quante più anime possibile, fidando del fatto che col tempo i neoCristiani avrebbero approfondito la conoscenza di Canoni e Dottrine divenendo veri uomini di Cristo.Nei primi periodi però, non era infrequente assistere a scene, a palazzo, in cui gruppi di guardie variaghe, la notte di Natale, ebbri di idromele battevano le armi sugli scudi gridando ”JUL!JUL!JUL!”, esattamente come   pagani che festeggiavano la festa del solstizio invernale (Jul in Norreno, tuttora il Natale si chiama Jul in Scandinavia)...per poi dirigersi in Chiesa alla Veglia della Natività e partecipare alla Sacra Liturgia. Con il tempo, e a contatto con la Cristianissima Corte di Bisanzio, i variaghi ovviamente vennero sempre più perdendo le abitudini paganeggianti; e dal 988, dalla conversione quindi di Vladimir di Kiev, il Cristianesimo divenne loro Religione ufficiale, cancellando in breve tempo le vecchie tradizioni. La loro fu quindi una conversione ”morbida”: non vi fu bisogno di alcun ”atto di forza” per convincere i valorosi scandinavi ad abbracciare il Verbo, fu sufficiente entrare a contatto con Esso; la loro religione pagana, disseminata di semi del Verbo, riconobbe nel Cristo l’albero e i frutti di questi semi e scomparve sostituita da Nostro Signore. La Guardia Variaga fu sciolta ufficialmente nel 1204, dopo la presa di Bisanzio da parte dei Crociati; tuttavia si continua ad avere notizie di un corpo militare composto da guerrieri del nord per altri 200 anni, e secondo alcune fonti rifondata nell’Impero di Nicea dei Lascaridi, o dopo la riconquista della Capitale nel 1261 ad opera di Michele VIII Paleologo.

Quel che è certo è che nonostante la presenza dei Variaghi sia stata di durata breve, storicamente parlando, essi abbiano lasciato un’impronta indelebile nella memoria Cristiana: indomabili e spietati guerrieri pagani trasformatisi nei più accaniti e valorosi difensori dell’Impero Cristiano, capaci di impedire le avanzate dei musulmani, di annientare ribelli ed eretici, di difendere l’Imperatore e la Fede Cristiana a prezzo della vita.

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FONTI

L'Epopea dei Vichinghi, Rudolf Portner, Garzanti 1972
Cristianizzazione della Norvegia

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