L'Uomo come immagine di Cristo - San Justin Popovic

L’UOMO AD IMMAGINE DEL CRISTO

Icona di san Giustino Popovic (1894-1979), autore del testo. 

Così questo rinnovamento non è altro che la nostra partecipazione al Cristo ed il nostro trasformarsi nel Cristo. Giacché a questo scopo siamo creati e salvati, cioè per assomigliare al Creatore e nostro Salvatore il Signore Gesù Cristo. Ed in realtà assomigliamo a lui in quanto in lui viviamo. Il nostro ideale è assolutamente naturale: la somiglianza al Cristo, poiché siamo anche creati con un‟anima simile al Cristo. Essa ha in germe, in potenza tutta la somiglianza al Cristo divina ed umana. Il Cristo si è fatto uomo ed ha mostrato completamente in sé l‟immagine di Dio propria dell‟uomo. E come Dio-Uomo possiede tutte le energie divine e le da a tutti i suoi seguaci, affinché gradualmente sviluppino la loro somiglianza al Cristo sino a raggiungerne la perfezione. E poiché da queste energie, che ci rendono partecipi di lui ed in lui ci trasformiamo, ad ognuno ed a tutte nel suo corpo divino-umano, la Chiesa, egli esige dai suoi seguaci la perfezione divina: “Siate perfetti come lo è il vostro Padre celeste”[1]. In questa nostra trasformazione nel Cristo, in questa nostra somiglianza al Cristo consiste nello stesso tempo anche il conseguimento della vera conoscenza di Dio. Nel nostro mondo umano solo la conoscenza del Cristo concede agli uomini la vera ed autentica conoscenza di Dio. Colui che nel Dio-Uomo non trova il vero Dio e Signore, non lo troverà mai in nessuna parte e resterà eternamente schiavo degli dei falsi e di false conoscenze.
L‟uomo nuovo quello ad immagine del Cristo, è l‟uomo secondo Dio. Egli non invecchia, ma sempre fiorisce nella conoscenza di Dio e di ciò che è divino, ringiovanisce sempre più e nello stesso tempo si rafforza in quanto acquista una conoscenza superiore e si rende degno di cose sempre più grandi[2]. Non vi aspettate che l‟uomo nuovo invecchi. Al contrario, quanto più vive, tanto più si avvicina non alla vecchiaia, ma alla gioventù, che è migliore di quella precedente. Giacché quanto più conoscenze acquista e si rende degno di cose migliori, tanto più fiorisce ed acquista sempre più maggiori forze, non solo dalla gioventù, ma anche dall‟Immagine a cui si avvicina. Ecco, la miglior vita si chiama creazione, secondo l‟immagine del Cristo, il che significa “secondo l‟immagine di colui che lo ha creato”, poiché anche il Cristo è morto non nella vecchiaia, ma quand‟era nel fiore di una bellezza che non si può esprimere[3]. Questa è la caratteristica della vita secondo le virtù evangeliche: essa con lo scorrere degli anni diventa sempre più giovane; sebbene fisicamente sembri più vecchia, spiritualmente continuamente fiorisce[4].
Rivestirsi dell‟uomo nuovo, il Dio-Uomo, significa diventare vero uomo, quale è uscito dalle mani di Dio al momento della creazione e per di più dotato di tutte le energie divino-umane del Cristo, riempito di “tutta la pienezza di Dio”[5]. Per il Signore ogni uomo è un essere simile a Dio: “non c‟è né Greco né Ebreo, circonciso o meno, barbaro o Scita, schiavo o libero: ciò che importa è il Cristo e la sua presenza in tutti noi”[6]. In quanto Dio-Uomo divenuto Chiesa, il Signore abbraccia tutti i mondi divini e tutte le creature in essi, ha riempito di sé tutti e tutto e per ogni creatura è divenuto “tutto in tutto”. Nella misura in cui le creature non lo allontanano da sé con l‟amore volontario per il peccato, dacché esiste la Chiesa del Cristo nel mondo, scompare tutto ciò che divide gli uomini. E l‟uomo nuovo, l‟uomo del Cristo, guarda in un modo nuovo i suoi simili, il mondo ed ha la filosofia “secondo il Cristo”[7]. Egli sente che la potenza del Logos unisce tutti gli uomini, tutti gli esseri, tutti i mondi. In tutta la creazione nel suo insieme ed in ogni creatura in particolare egli sente il Cristo come potenza creatrice, provvidenziale ed unificatrice. Dovunque vada, trova il Cristo; qualunque cosa guardi, vede il Cristo. Con tutto il suo essere sente che il Cristo è la vita della vita, l‟esistenza dell‟esistenza, la luce della luce[8]. Egli prima di tutto, attraverso tutto ed in tutto, “tutto riempie in tutto” e “tutto è in lui”[9]. In verità il Cristo è “tutto ed in tutto”; alla parte opposta a lui – il vuoto assoluto; l‟essere assoluto – il non essere.
Se non c‟è il Cristo nell‟uomo, questi è nulla, un cadavere, un non essere. Se non c‟è nell‟universo, quest‟ultimo è un cadavere, è il nulla, è il non essere. Il Cristo è l‟essere assoluto e l‟unità assoluta. Egli riempie di sé tutto e tutto unisce; senza di lui tutto è vuoto, abbandonato e slegato. Se si ritira dall‟uomo, dal sole, dall‟universo, dall‟ape, tutto precipita nel caos, nel non essere, nel nulla, nella morte. Egli solo con il suo corpo divino-umano, la Chiesa, unisce tutti e tutto, riempie tutto e tutti e tutti in tutti i mondi[10]. Da lui continuamente promana un‟energia che tutto riempie, che tutto unisce, un‟energia divina e piena di grazia, che tutti e tutto riempie ed unisce con il Logos. Se l‟uomo diventa membro del corpo divino-umano del Cristo, egli si riempie del senso dell‟essere assoluto, dell‟unità assoluta; per lui non c‟è più la morte, ma dappertutto una pienezza assoluta propria della Buona Notizia: l‟immortalità e l‟eternità. In questa ricchezza ci introduce il Battesimo, con il quale diventeremo membri del vivo corpo della Chiesa. In essa scompaiono tutte le differenze, poiché il Cristo è  tutto in tutto”. “Quanti vi siete battezzati nel Cristo, vi siete rivestiti del Cristo. In lui non c‟è né Ebreo né Greco, né servo né padrone, né maschio né femmina, poiché tutti siete una sola cosa nel Cristo Gesù”[11]. “Il Cristo sia per voi tutto ed ogni cosa, valore e stirpe ed in tutti voi sia lui. Poiché tutti siete divenuti un solo Cristo, poiché siete il suo corpo”[12]. “Tutto ed in tutto il Cristo”, poiché tutti siamo un solo corpo, che ha per capo il Cristo. Perciò giustamente il Cristo è per noi tutto ed ogni cosa: Salvatore, Signore, Dio, Capo, Sommo Sacerdote e Vittima.
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NOTE

Estratto da: San Justin Popovic, Fede Ortodossa e vita in Cristo, Belmont 1997. Lo stesso brano si trova in una antologia, scaricabile in questa pagina

[1] Matteo 5, 48.
[2] Beato Teofilatto, Hom. III, cap. III, vers. 10; P.G. 82, col. 1257B.
[3] San Giovanni Crisostomo, Hom. VIII, 2; P. G. 62, col. 353.
[4] Icumenio, Hom. XIII, cap. 3, vers. 10; P. G. 88, col. 44C.
[5] Colossesi 2, 9-10.
[6] Colossesi 3, 11.
[7] Cfr. Colossesi 2, 8-10.
[8] Cfr. Giovanni 1, 3-4.
[9] Colossesi 1, 16-17; Efesini 1, 23.
[10] Cfr. Efesini 1, 20-23; Colossesi 1, 16-20; 3, 15.
[11] Galati 3, 27-28.

[12] San Giovanni Crisostomo, Hom. VIII, 2.

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