La Chiesa Ortodossa spiegata ai Protestanti ( parte II )

Continua l'illustrazione dei carismi della Chiesa dall'articolo precedente.

Il "falso" primato di Pietro e Il Clero: fondamenti dell'episcopato universale e autorità del clero 

Gli agnelli rappresentano coloro che, a loro volta, hanno il compito di pascere le pecore; questi sono i pastori, ossia i presbìteri.
A Pietro, per primo, fu affidato il ministero apostolico, quello di pascere agnelli e pecore; lui infatti fu quello che pronunciò la Pietra su cui si fonda la Chiesa: Cristo.
-Mt. 16:15,18 << “Ma voi, chi dite che io sia?” Rispose Simon Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (…) E io a te dico: “tu sei Pietro e su questa Pietra (la confessione di fede, Cristo N.d.A. ) edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” >>.
Pietro fu colui che pronunciò la professione di fede sulla quale si fonda la Chiesa, fu il primo fra le pietre, e il primo che ricevette il ministero, sia in questo frangente: “tutto ciò che legherai sulla terra...”, sia sul lago di Tiberiade, per confermarlo dopo che l'ebbe rinnegato: “Pasci i miei agnelli...”.
Lo stesso ministero viene dato a tutti gli Apostoli.
-Mt. 18:18 << In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo >>.
L'essere pietra, invece, spetta ad ogni cristiano che, come Pietro, confessa Cristo.

Il primato di Pietro è nella testimonianza, nella fede comune, in quanto primo a ricevere il medesimo ministero apostolico, non è un primato giuridico.
Agostino d'Ipponia, grande dottore della Chiesa Cattolica, interpretò così il passo di Matteo: << Ho inteso cioè che “su questa Pietra” significasse: su Colui che Pietro ha testimoniato con le parole: “Tu sei il Cristo, figlio del Dio vivo”, e che pertanto Pietro, per aver ricevuto il suo nome da questa Pietra, rappresentasse la persona della Chiesa che è edificata su questa Pietra e ha ricevuto le chiavi del regno dei cieli. Non è stato detto all'Apostolo: "tu sei Pietra", ma: “tu sei Pietro”. La Pietra era dunque Cristo, ed è per averlo testimoniato, come lo testimonia tutta la Chiesa, che Simone ebbe il nome di Pietro >>. (Retractationes, II, 21).
La differenza che fa notare Agostino tra le parole “pietra” e “pietro” non è da intendere come distinzione di genere maschile e femminile, ma secondo i termini in Greco quali “petra e petros”. “Petra” significa più propriamente roccia; “petros”, invece, non è semplicemente il maschile di “petra”, ma ha il significato di “pietra”. C'è dunque una differenza di significato, che è la stessa che intercorre in Italiano fra roccia e pietra.
Ecco come suona la frase evangelica rendendo i termini secondo le loro sfumature: << Tu sei Pietro e su questa Roccia fonderò la mia Chiesa >>. Nel greco il termine è già maschile, in Italiano invece è necessario modificare pietra in pietro.
Invece la considerazione di Agostino diverrebbe: “Non è stato detto all'Apostolo: “tu sei Roccia”, ma: “tu sei Pietro”. La Roccia era dunque Cristo, ed è per averlo testimoniato, come lo testimonia tutta la Chiesa, che Simone ebbe il nome di Pietro >>.
Purtroppo però, traducendo così, si perde l'assonanza fra i termini tipici del greco (petros e petra), si preferisce quindi tradurre con pietro e pietra; corretto, purché si conosca e comprenda la sfumatura esatta dei termini originali.
Gli apostoli, non Pietro in modo esclusivo, sono il fondamento di una casa avente Cristo come pietra d'angolo o, sempre per similitudine, sono le fondamenta di una casa costruita sulla roccia. Più in generale, ogni cristiano è pietra nel momento in cui professa la Roccia.
-Lc. 6:47-48 << Chiunque viene a Me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia >>.
-Ef. 2:20-21 << edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come estremità d'angolo lo stesso Cristo Gesù. In Lui tutta la costruzione cresce...>>.
-At. 5:11 <<Egli (Gesù) è la pietra respinta da voi, i costruttori, che è divenuta testata d'angolo >>.
Secondo la profezia:
- Sal. 117 (118):22 << La pietra scartata dai costruttori è divenuta pietra angolare >>.  
Il Papa di Roma S. Gregorio Magno, come critica al Patriarca di Costantinopoli che con l'essersi attribuito il titolo di patriarca ecumenico sembrava volersi ergere a capo della Chiesa, disse:  << Certamente Pietro è un membro della Chiesa Cattolica; Paolo, Andrea, Giovanni che altro sono se non capi di particolari comunità? Ma tutti sono membri dipendenti da un unico Capo, cioè Gesù Cristo. Per sintetizzare tutto in una espressione: i santi avanti la legge, i santi sotto la legge, i santi sotto la grazia formano tutti insieme il Corpo del Signore, e sono tutti membri della Chiesa. Ebbene, nessuno di loro (quindi nemmeno Pietro N.d.A) si è mai attribuito la qualifica di ecumenico. Possa dunque tua santità riconoscere quanto sia grande il tuo orgoglio pretendendo un titolo che nessun altro uomo veramente pio si è giammai arrogato >>. (Epistolarum V, Ep. 18, PL 77, pp. 739-740). 
Agostino d'Ipponia e Gregorio Magno sono tra i più importanti dottori dell'occidente; singolare che la Chiesa di Roma non abbia tenuto in considerazione la loro autorevole opinione quando si è voluto stabilire il Vescovo di Roma quale vicario di Cristo, quindi capo terreno di tutta la Chiesa, e successivamente proclamarne l'infallibilità.

Un altro importante ministero che si trova nelle scritture è quello del vescovo. Nella primissima comunità cristiana non vi era una differenza di grado tra presbìteri e vescovi. Leggendo At. 20:17-28 è evidente che i due ministeri fossero sovrapponibili. I vescovi erano dunque degli anziani ai quali era affidato un incarico di tipo amministrativo (sorvegliare, custodire) - oltre a quello spirituale di maestri che è comune ad entrambi - su varie comunità. Usando la similitudine già espressa: non sono pescatori, ma agnelli, come i presbìteri. D'altronde erano ancora in vita gli apostoli.
Dunque i vescovi così come li conosciamo oggi, così importanti per la successione apostolica, non hanno radice negli apostoli stessi? Le cose non stanno così. Bisogna considerare che la Chiesa è un organismo vivo, la sua organizzazione formale (ma non sostanziale) può variare in base ai suoi sviluppi. Essa, come esporrò in un apposito capitolo, nasce nella storia e non dalla Bibbia. Gli “Atti degli Apostoli” testimoniano i primi trent'anni della Chiesa, così come tutte le lettere eccetto quelle di Giovanni, queste ultime sono state scritte sul finire del primo secolo, ma contengono esclusivamente insegnamenti. Anche 2Pt. e Gd., secondo alcuni studiosi, sono state scritte sul finire del I secolo, essendo probabilmente pesudoepigrafe, ma data la brevità contengono poche informazioni. Anche la lettera agli Ebrei non è considerata scritta da S.Paolo, ma è comunque datata attorno al 70 d.C. I Vangeli invece narrano esclusivamente la storia di Gesù.

Tengo a precisare che tutte queste affermazioni degli studiosi circa l'attribuzione dei testi, le considero delle congetture basate su sterili presupposti stilistici o di organicità nell'esposizione, come se l'autore debba essere sempre uguale a se stesso in tutti i suoi scritti, o se non possa aggiungere, ritoccare, o cambiare discorso in modo disorganico, poiché altrimenti qualche erudita esegeta del terzo millennio avrebbe supposto redazioni a più mani. Per quanto mi riguarda, mi soddisfa pienamente la tradizionale attribuzione di quasi tutti gli scritti del Nuovo Testamento.
Tornando al discorso, il quadro che possiamo ricavare dal Nuovo Testamento è dunque quello della Chiesa nei primi trent'anni di sviluppo, amministrata in primo luogo dagli apostoli, affiancati da vescovi e presbìteri e infine dai diaconi. Considerata la diffusione repentina del Cristianesimo, la sua espansione e i problemi di gestione sempre maggiori, fu in seguito necessario stabilire delle autorità apostoliche fisse in vari territori (oggi diremmo diocesi), che siano da garanti assoluti.
Già questo si può riscontrare nelle Scritture stesse. Il primo centro della cristianità, Gerusalemme, era amministrata stabilmente da Giacomo il fratello di Gesù, come si può constatare dai riferimenti negli Atti degli Apostoli (At. 12:17; 15:13-21; 21:17) e come attestato da sempre dalla Chiesa.
Egli, che non apparteneva al gruppo dei dodici, è considerato da Paolo come apostolo.
-Gal. 1:18-19 << In seguito, tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cefa (Pietro) e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore >>.

Certamente Paolo utilizza questo termine anche in un'altra occasione, senza per questo voler indicare il ministero apostolico, ma piuttosto la vocazione missionaria.
-Rm. 16:7 << Salutate Andronico e Giunia, miei parenti e compagni di prigionia: sono insigni tra gli apostoli… >>. Giunia era una donna.

Tuttavia è evidente che di Giacomo viene sottolineata l'autorità apostolica, come risulta dalle espressioni utilizzate: “degli apostoli non vidi nessun altro (in riferimento a Pietro, vero apostolo), tranne Giacomo (ovvero anche lui facente parte di coloro che esercitano il ministero di Pietro)”.
Giacomo il fratello del Signore non può essere identificato con nessuno dei dodici apostoli, pur essendoci altri due con lo stesso nome: Giacomo figlio di Zebedeo e Giacomo Alfeo, quindi non figli di Giuseppe. La Chiesa di Roma riconosce tradizionalmente Giacomo Alfeo come fratello di Gesù. E' vero che i cugini sono chiamati fratelli nella tradizione ebraica, ma può essere una forzatura dato che in altri passi neotestamentari vengono utilizzati termini più precisi sulle parentele.
Il fratelli di Gesù sono sempre nominati separatamente dagli apostoli (e dai discepoli in generale), prima della risurrezione non credevano in Lui, ed essi stessi pare non si considerassero suoi discepoli.
-Gv. 7:3-5 << I suoi fratelli gli dissero: “Parti di qui e va' nella Giudea, perché anche i tuoi discepoli vedano le opere che tu compi. (…) Se fai queste cose, manifesta te stesso al mondo!”. Neppure i suoi fratelli infatti credevano in lui >>.
Gli apostoli invece sapevano bene che egli “fa queste cose” e che non lo avrebbero abbandonato, come si può constatare dal capitolo precedente.
-Gv. 6:67-68 << Disse allora Gesù ai Dodici: “Volete andarvene anche voi?” Gli rispose Simon Pietro: “Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio >>.
E se non fosse sufficiente per convincersi che Giacomo il fratello di Gesù non fu uno dei dodici, ecco un passo in cui i fratelli vengono nominati separatamente da Giacomo Alfeo.
-At. 1:13-14 << ...vi erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo figlio di Alfeo, Simone lo Zelota e Giuda figlio di Giacomo. Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui >>.
Perché insisto su questo particolare? Perché questo dimostra che gli apostoli provvidero ad estendere il loro ministero ad altri autorevoli discepoli.
-At. 14:14 << Sentendo ciò, gli apostoli Barnaba e Paolo...>>
-Gal. 2:8 << poiché Colui (lo Spirito Santo N.d.A) che aveva agito in Pietro per farne un apostolo dei circoncisi aveva agito anche in me per le genti >>.

I protestanti ritengono che il ministero apostolico non sia trasmissibile. Ci si domanda come sia possibile che la Chiesa possa proseguire perdendo i loro più autorevoli ministri terreni, senza provvedere a dei sostituti che abbiano medesima autorità, di fatto modificando in modo sostanziale l'organizzazione ecclesiale. Tutti i ministeri infatti erano stabiliti dagli apostoli stessi tramite imposizione delle mani (ciò che oggi chiameremo col termine di ordinazione, cambia il nome ma non cambia l'essenza), oppure tramite loro rappresentati, ma sempre sotto la loro autorità. Senza autorità apostolica non vi è legittimazione.
-At. 22<< Gli apostoli e i presbìteri, vostri fratelli, ai fratelli di Antiochia, di Siria e di Cilicia, che provengono dai pagani, salute! Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico sono venuti a turbarvi... >>.
Certamente sono nominati anche gli anziani, poiché le questioni vengono gestite in maniera collegiale, secondo l'autentico spirito cristiano, ma tutto è avvallato dagli apostoli. Notare anche che erano “dei loro”, ma non autorizzati.
Così come la scelta dei diaconi spettava a tutta la Chiesa, ma l'atto fu amministrato dagli apostoli poiché a loro spetta il potere di “legare e sciogliere”.
-At. 6:3/6<< Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione (…) Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani >>.
Ho letto di qualcuno che afferma siano i discepoli a imporre loro le mani, dato che non cambia esplicitamente il soggetto; giudicate voi… se fu necessario presentarli agli apostoli...
Ad opporsi alla trasmissione del ministero apostolico c'è l'opinione che esso comprenda solamente coloro che hanno conosciuto e seguito Gesù, infatti viene specificato che solamente chi ha conosciuto Gesù poteva sostituire Giuda Iscariota.

-At. 1:21 << Bisogna dunque che, tra coloro che sono stati con noi per tutto il tempo nel quale il Signore Gesù ha vissuto fra noi, cominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di mezzo a noi assunto in cielo, uno divenga testimone, insieme a noi, della sua risurrezione >>.
Certamente prima ancora che la Chiesa si diffondesse, prima ancora della discesa dello Spirito Santo, considerando tutti i seguaci di Gesù, sarebbe stato insensato scegliere uno sconosciuto. Diverso è in seguito, dove pur non conoscendo Gesù personalmente, lo si può conoscere in virtù dello Spirito Santo. Qui gli apostoli non impongono le mani ma tirano a sorte fra Mattia e Barsabba, questo non può essere portato a suffragio di nessuna obiezione dato che l'episodio è precedente alla Pentecoste e dunque gli apostoli non potevano esercitare pienamente il loro ministero.
D'altronde a nulla serve citare la chiamata di Mattia; Barnaba e Paolo non conobbero Gesù “dal battesimo fino al giorno in cui (...) è assunto in cielo” eppure furono apostoli a pieno titolo.
Le Scritture attestano senza mezzi termini che il ministero apostolico non è prerogativa dei Dodici, né di coloro che vissero assieme a Gesù. 
Ricapitolando, se furono nominati altri apostoli (almeno quattro secondo le Scritture) ed è evidente che sono un'autorità essenziale alla Chiesa, risulta contro ogni logica affermare che tale ministero possa scomparire con la loro morte terrena, senza nominare altre autorità di pari grado.

Siccome la Chiesa prosegue storicamente oltre i primi trent'anni di apostolato (i protestanti a volte se lo dimenticano), per vedere i successivi sviluppi di questa organizzazione ecclesiale si dovranno citare autorevoli documenti non biblici, risalenti alla fine del I secolo o gli inizi del II.
Nella prima lettera ai Corinzi del già citato S.Clemente, c'è un riferimento così esplicito alla successione apostolica che quando la lessi per la prima volta rimasi stupito.
Clemente 1Cor 19:1-2 << I nostri apostoli conoscevano da parte del Signore Gesù Cristo che ci sarebbe stata contesa sulla carica episcopale. Per questo motivo prevedendo esattamente l'avvenire, istituirono quelli che abbiamo detto prima e poi diedero ordine che alla loro morte succedessero nel ministero altri uomini provati >>.
Affermare millecinquecento anni dopo Cristo, per via della riforma di Lutero, che la successione apostolica non esiste, alla luce non solo dei ragionamenti qui esposti e di tutta la Tradizione della Chiesa, ma di questa inconfutabile evidenza storica del I secolo, significa non voler accettare la realtà a causa di preconcetti.
Questa lettera è stata scritta ai Corinzi, cioè la comunità alla quale solo trenta-quaranta anni prima scrisse l'apostolo Paolo. Clemente, ereditando il ministero apostolico, ha scritto loro con autorità, come si evince leggendo la lettera. Egli non scrive, come potrebbe apparire decontestualizzando la citazione qui riportata, per modificare il ruolo dei ministri, ma per confermarlo, dato che alcuni fedeli deposero senza motivazione i presbìteri, suscitando contese.
Invece, per quanto riguarda l'organizzazione ecclesiale che andava affermandosi progressivamente man mano che la Chiesa cresceva, cito vari passi delle lettere (solo quelle autentiche) di S. Ignazio 35 d.C. – 107, terzo vescovo di Antiochia e anche lui, come Clemente, conobbe gli apostoli.
Agli Efesini: << perché riuniti in una stessa obbedienza e sottomessi al vescovo e ai presbiteri siate santificati in ogni cosa >>.
<< Il vostro presbiterato ben reputato degno di Dio è molto unito al vescovo come le corde alla cetra >>.

Alla Chiesa di Smirne:  <<Come Gesù Cristo segue il Padre, seguite tutti il vescovo e i presbiteri come gli apostoli; venerate i diaconi come la legge di Dio. Nessuno senza il vescovo faccia qualche cosa che concerne la Chiesa. Sia ritenuta valida l'eucaristia che si fa dal vescovo o da chi è da lui delegato. 2. Dove compare il vescovo, là sia la comunità, come là dove c'è Gesù Cristo ivi è la Chiesa cattolica. Senza il vescovo non è lecito né battezzare né fare l'agape; quello che egli approva è gradito a Dio, perché tutto ciò che si fa sia legittimo e sicuro. >>
L'autorità del vescovo non è mai intesa al di sopra di Gesù Cristo.
Ignazio ai Cristiani di Magnesia: << In realtà ho saputo che i vostri santi presbiteri non hanno abusato della giovinezza evidente di lui (il vescovo N.d.A), ma saggi in Dio sono sottomessi a lui, non a lui, ma al Padre di Gesù Cristo che è il vescovo di tutti >>. 
Da queste lettere si nota come vi sia l'autorità di un vescovo, dal quale dipendono i presbìteri e i diaconi.
Ho accennato in precedenza della necessità storica di portare l'autorità apostolica stabilmente in determinati territori, recando come esempio scritturale quello di Giacomo il fratello del Signore.
I successori dunque, rispetto ai primi apostoli, persero il loro carattere universale di missionari per assumerne quello legato ad un preciso territorio, la cui figura corrisponde etimologicamente a quella del vescovo, cioè ispettore, autorità fino a quel momento pari al presbìtero e ora innalzata a dignità apostolica. I successori degli apostoli furono scelti dunque tra i vescovi, i quali acquisirono la carica apostolica mantenendo al contempo la nomenclatura e la gestione di comunità prestabilite. Data la progressiva necessità di un'autorità apostolica fissa per ogni zona e quindi alla conseguente ascesa - da presbìtero ad apostolo – della figura episcopale, si passò dalla presenza di più “vescovi-anziani” per territorio (come testimoniano le Scritture) ad un solo “vescovo-apostolo”.
L'autorità episcopale presente oggi nella Chiesa trova corrispondenza nelle Scritture? La risposta è: “Sì”. La carica corrispondente è però quella apostolica, mentre i vescovi di cui si parla nelle Scritture sono del tutto simili agli attuali presbìteri (preti). Come ho già affermato, non è la parola usata che conta, che può benissimo differire dalle Scritture (non solo il dogma della Sola Scrittura, pure quello linguistico?), ma ciò che designano le parole. D'altronde nessuno ai tempi di S.Ignazio poteva pensare che qualcuno, nel millennio successivo, avrebbe creato scismi per futili nomenclature, così come sarebbe stato ancora più arduo pensare che alcuna modifica di gestione formale poteva essere introdotta, profetizzando che un giorno ci sarebbero state persone che non avrebbero accettato nulla che non corrisponda perfettamente ai primi trent'anni della Chiesa. La struttura ecclesiastica così com'è oggi nella Chiesa Ortodossa è del tutto simile a quella sviluppatasi entro il I secolo (salvo piccole differenze, considerati duemila anni di storia...).

Cristo affida a tali ministri (apostoli e loro successori) il suo insegnamento:
-Mt. 28:19-20 << Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato >>.
La valenza è perpetua e quindi ricade su tutti i loro successori (apostoli o vescovi):
-Mt. 28:20 << Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo >>.

L'Insegnamento, o Dottrina, è custodito inalterato proprio attraverso il ministero apostolico, nell'unanime professione di fede e quindi nel comune accordo su tutte le questioni dottrinali, in virtù della comunione nello Spirito Santo.
-Mt. 16:18 << Su questa Pietra fonderò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa >>.
-Gv. 21:11 << (…) e benché fossero tanti (i pesci), la rete non si squarciò (la Chiesa) >>.
Notare come questa rete venga trascinata dagli apostoli (Gv. 21:8), a significare che Cristo, attraverso la loro guida, porterà a Sé i fedeli; infatti in quel frangente disse: << Portate un po' del pesce che avete preso ora >> (Gv. 21:10).
Che il passo non si riferisca solo ai primi apostoli, ma anche ai successori, è indicato mirabilmente dalla riva (o terra, così nominata in seguito), verso la quale viene trascinata la rete. La riva simboleggia la destinazione finale della Chiesa, il termine del percorso terreno lungo i secoli, condotto dai pescatori che si susseguono nel tempo.
-Gv. 21:4 << Quando già era l'alba, Gesù stette sulla riva >>.
Simile ma differente, il racconto di Luca cap.5, dove viene rappresentato il recinto visibile della Chiesa, questa è soggetta a molti problemi e sollecitudini lungo i secoli; gli apostoli, infine, riescono comunque a condurre a terra le barche, giungendo a destinazione. 
Senza la guida degli apostoli non c'è destinazione. La barca necessita di qualcuno che prenda il comando al loro posto, altrimenti naufraga. Il comando dev'essere di pari autorità, da capitani lascereste il comando a chiunque sia a bordo o solo a chi è deputato? Il passaggio di mano vale anche per le reti, se nessuno le controlla, i pesci si disperdono (e infatti le Chiese protestanti sono costellate da miriadi di divergenze dottrinali).

Da questa concezione ecclesiale nascono i concili ecumenici, espressione della cattolicità, dove coloro che pascolano gli agnelli si riuniscono per discutere le questioni più controverse, tutti parimenti sotto l'unica vera autorità che è Cristo (in questo senso è da intendere Mt. 23:8); Egli, Verbo di Dio, collo Spirito Santo - come la parola che l'uomo genera è esternata e diffusa col soffio che da questi procede – parla e ispira i ministri di Dio, affinché le decisioni conciliari siano secondo Verità.
-Gv. 16:13-14 << Quando verrà Lui, lo Spirito della Verità, vi guiderà a tutta la Verità (…) prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà >>.


L'autorità dei Concili e del Clero

In Atti cap.15 viene descritto il primo concilio della Chiesa, svolto a Gerusalemme.
La Chiesa ha la prerogativa assoluta di essere apostolica. Secondo i protestanti questo significherebbe che la Dottrina debba corrispondere a quella degli Apostoli. Chi garantirebbe però che una Chiesa sorta secoli dopo, senza continuità di mandato, detenga intatto l'Insegnamento? I protestanti, che nel tempo hanno elaborato risposte a tutte le loro incoerenze, affermano che sia sufficiente leggere le Scritture con umiltà, chiedendo il soccorso dello Spirito Santo. Se così fosse, perché esistono tantissime confessioni cristiane, ognuna delle quali differisce sostanzialmente dalle altre? Sono quasi tutti in malafede e nessuno di loro prega? Io non penso siano in malafede e sicuramente pregano con convinzione, semplicemente: non è questo il metodo! Secondo alcuni si tratta di questioni secondarie. Chi stabilisce però cosa è secondario e cosa non lo è? La Dottrina o è incorrotta o è corrotta.
L'esistenza o meno della predeterminazione, della Trinità - giusto per citare le prime differenze fra protestanti che mi sono venute in mente - sono forse cose secondarie? Sulla base di alcune logiche moderniste, dove conta solo l'ipocrisia del finto “volersi bene”, dove il sincretismo ha dissolto la Verità che conduce all'unico sommo bene da cui tutto deriva - Dio - sono certamente questioni secondarie. Cristo è la Verità e quindi la Via per entrare in comunione col Padre.
-Gv. 14:6 << Gli disse Gesù: Io sono la Via, la Verità e la Vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me >>. 
La Verità è Una, come Cristo è Uno, come la sua Chiesa è Una, essendo Uno il suo Corpo. La Verità non può essere molteplice altrimenti sarebbe contraddetta in sé stessa e perderebbe la sua essenza.

L'Insegnamento, dunque, dev'essere integro e confessato da tutti (cattolicità).
Comunque, non è la semplice successione apostolica a far sempre da garante della fede; ad esempio, se alcuni vescovi decidessero di separarsi dalla comunione col resto della Chiesa, non accettando le decisioni conciliari, essi uscirebbero dal recinto e non potrebbero più garantire l'ortodossia. Situazione analoga se una parte della Chiesa proclamasse arbitrariamente, senza l'unanime consenso, una qualche dottrina in contrasto con la Tradizione, provocando una frattura. Il caso più emblematico è il grande scisma del 1054 tra oriente e occidente.
Ribadisco nuovamente: Uno è il Corpo di Cristo - la Chiesa - e nel suo Corpo agisce e si manifesta lo Spirito Santo vivificante, cosicché la Chiesa possa essere davvero definita Santa (non perché i fedeli non sbaglino mai, ma perché in essa agisce lo Spirito Santo).
Tutto ciò che è stato scritto in questo capitolo è servito per giungere, seguendo un percorso organico che parte dal fondamento di Cristo, quindi il battesimo in Lui, a definire i requisiti della Chiesa, che sono espressi mirabilmente nel Simbolo niceno-costantinopolitano:
<< credo nella Chiesa: Una, Santa, Cattolica e Apostolica >>.

Giustino Ottazzi è cantore presso la chiesa ortodossa romena dei santi Cirillo e Metodio nella cittadina di Sanremo

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