Continua l'illustrazione dei carismi della Chiesa dall'articolo precedente.
Il "falso" primato di Pietro e Il Clero: fondamenti dell'episcopato universale e autorità del clero
Gli agnelli rappresentano coloro che, a loro volta, hanno il
compito di pascere le pecore; questi sono i pastori, ossia i presbìteri.
A Pietro, per primo, fu affidato il ministero apostolico, quello di pascere
agnelli e pecore; lui infatti fu quello che pronunciò la Pietra su cui si fonda
la Chiesa: Cristo.
-Mt. 16:15,18 << “Ma voi, chi dite che io sia?” Rispose Simon Pietro: “Tu
sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (…) E io a te dico: “tu sei Pietro e
su questa Pietra (la confessione di fede, Cristo N.d.A. ) edificherò
la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò
le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato
nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”
>>.
Pietro fu colui che pronunciò la professione di fede sulla quale si fonda la
Chiesa, fu il primo fra le pietre, e il primo che ricevette il ministero, sia
in questo frangente: “tutto ciò che legherai sulla terra...”, sia sul lago di
Tiberiade, per confermarlo dopo che l'ebbe rinnegato: “Pasci i miei
agnelli...”.
Lo stesso ministero viene dato a tutti gli Apostoli.
-Mt. 18:18 << In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla
terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà
sciolto in cielo >>.
L'essere pietra, invece, spetta ad ogni cristiano che, come Pietro, confessa
Cristo.
Il primato di Pietro è nella testimonianza, nella fede
comune, in quanto primo a ricevere il medesimo ministero apostolico, non
è un primato giuridico.
Agostino d'Ipponia, grande dottore della Chiesa Cattolica, interpretò così il
passo di Matteo: << Ho inteso cioè che “su questa Pietra” significasse:
su Colui che Pietro ha testimoniato con le parole: “Tu sei il Cristo, figlio
del Dio vivo”, e che pertanto Pietro, per aver ricevuto il suo nome da questa
Pietra, rappresentasse la persona della Chiesa che è edificata su questa Pietra
e ha ricevuto le chiavi del regno dei cieli. Non è stato detto all'Apostolo:
"tu sei Pietra", ma: “tu sei Pietro”. La Pietra era dunque Cristo, ed
è per averlo testimoniato, come lo testimonia tutta la Chiesa, che Simone ebbe
il nome di Pietro >>. (Retractationes, II, 21).
La differenza che fa notare Agostino tra le parole “pietra” e “pietro” non è da
intendere come distinzione di genere maschile e femminile, ma secondo i termini
in Greco quali “petra e petros”. “Petra” significa più propriamente roccia;
“petros”, invece, non è semplicemente il maschile di “petra”, ma ha il
significato di “pietra”. C'è dunque una differenza di significato, che è la
stessa che intercorre in Italiano fra roccia e pietra.
Ecco come suona la frase evangelica rendendo i termini secondo le loro
sfumature: << Tu sei Pietro e su questa Roccia fonderò la mia Chiesa
>>. Nel greco il termine è già maschile, in Italiano invece è necessario
modificare pietra in pietro.
Invece la considerazione di Agostino diverrebbe: “Non è stato detto
all'Apostolo: “tu sei Roccia”, ma: “tu sei Pietro”. La Roccia era dunque
Cristo, ed è per averlo testimoniato, come lo testimonia tutta la Chiesa, che
Simone ebbe il nome di Pietro >>.
Purtroppo però, traducendo così, si perde l'assonanza fra i termini tipici del
greco (petros e petra), si preferisce quindi tradurre con pietro e pietra;
corretto, purché si conosca e comprenda la sfumatura esatta dei termini
originali.
Gli apostoli, non Pietro in modo esclusivo, sono il fondamento di una casa
avente Cristo come pietra d'angolo o, sempre per similitudine, sono le
fondamenta di una casa costruita sulla roccia. Più in generale, ogni cristiano
è pietra nel momento in cui professa la Roccia.
-Lc. 6:47-48 << Chiunque viene a Me e ascolta le mie parole e le mette in
pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una
casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia >>.
-Ef. 2:20-21 << edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei
profeti, avendo come estremità d'angolo lo stesso Cristo Gesù. In Lui tutta la
costruzione cresce...>>.
-At. 5:11 <<Egli (Gesù) è la pietra respinta da voi, i
costruttori, che è divenuta testata d'angolo >>.
Secondo la profezia:
- Sal. 117 (118):22 << La pietra scartata dai costruttori è divenuta
pietra angolare >>.
Il Papa di Roma S. Gregorio Magno, come critica al Patriarca di Costantinopoli
che con l'essersi attribuito il titolo di patriarca ecumenico sembrava volersi
ergere a capo della Chiesa, disse: << Certamente Pietro
è un membro della Chiesa Cattolica; Paolo, Andrea, Giovanni che altro sono se
non capi di particolari comunità? Ma tutti sono membri dipendenti da un unico
Capo, cioè Gesù Cristo. Per sintetizzare tutto in una espressione: i santi
avanti la legge, i santi sotto la legge, i santi sotto la grazia formano tutti
insieme il Corpo del Signore, e sono tutti membri della Chiesa. Ebbene, nessuno
di loro (quindi nemmeno Pietro N.d.A) si è mai attribuito la
qualifica di ecumenico. Possa dunque tua santità riconoscere quanto sia grande
il tuo orgoglio pretendendo un titolo che nessun altro uomo veramente
pio si è giammai arrogato >>. (Epistolarum V, Ep. 18, PL 77, pp.
739-740).
Agostino d'Ipponia e Gregorio Magno sono tra i più importanti dottori
dell'occidente; singolare che la Chiesa di Roma non abbia tenuto in
considerazione la loro autorevole opinione quando si è voluto stabilire il
Vescovo di Roma quale vicario di Cristo, quindi capo terreno di tutta la
Chiesa, e successivamente proclamarne l'infallibilità.
Un altro importante ministero che si trova nelle scritture è quello del
vescovo. Nella primissima comunità cristiana non vi era una differenza di grado
tra presbìteri e vescovi. Leggendo At. 20:17-28 è evidente che i due ministeri
fossero sovrapponibili. I vescovi erano dunque degli anziani ai quali era affidato
un incarico di tipo amministrativo (sorvegliare, custodire) - oltre a quello
spirituale di maestri che è comune ad entrambi - su varie comunità. Usando la
similitudine già espressa: non sono pescatori, ma agnelli, come i presbìteri.
D'altronde erano ancora in vita gli apostoli.
Dunque i vescovi così come li conosciamo oggi, così importanti per la
successione apostolica, non hanno radice negli apostoli stessi? Le cose non
stanno così. Bisogna considerare che la Chiesa è un organismo vivo, la sua
organizzazione formale (ma non sostanziale) può variare in base ai suoi
sviluppi. Essa, come esporrò in un apposito capitolo, nasce nella storia e non
dalla Bibbia. Gli “Atti degli Apostoli” testimoniano i primi trent'anni della
Chiesa, così come tutte le lettere eccetto quelle di Giovanni, queste ultime
sono state scritte sul finire del primo secolo, ma contengono esclusivamente
insegnamenti. Anche 2Pt. e Gd., secondo alcuni studiosi, sono state scritte sul
finire del I secolo, essendo probabilmente pesudoepigrafe, ma data la brevità
contengono poche informazioni. Anche la lettera agli Ebrei non è considerata
scritta da S.Paolo, ma è comunque datata attorno al 70 d.C. I Vangeli invece
narrano esclusivamente la storia di Gesù.
Tengo a precisare che tutte queste affermazioni degli
studiosi circa l'attribuzione dei testi, le considero delle congetture basate
su sterili presupposti stilistici o di organicità nell'esposizione, come se
l'autore debba essere sempre uguale a se stesso in tutti i suoi scritti, o se
non possa aggiungere, ritoccare, o cambiare discorso in modo disorganico,
poiché altrimenti qualche erudita esegeta del terzo millennio avrebbe supposto
redazioni a più mani. Per quanto mi riguarda, mi soddisfa pienamente la
tradizionale attribuzione di quasi tutti gli scritti del Nuovo Testamento.
Tornando al discorso, il quadro che possiamo ricavare dal
Nuovo Testamento è dunque quello della Chiesa nei primi trent'anni di sviluppo,
amministrata in primo luogo dagli apostoli, affiancati da vescovi e presbìteri
e infine dai diaconi. Considerata la diffusione repentina del Cristianesimo, la
sua espansione e i problemi di gestione sempre maggiori, fu in seguito
necessario stabilire delle autorità apostoliche fisse in vari territori (oggi
diremmo diocesi), che siano da garanti assoluti.
Già questo si può riscontrare nelle Scritture stesse. Il primo centro della
cristianità, Gerusalemme, era amministrata stabilmente da Giacomo il fratello
di Gesù, come si può constatare dai riferimenti negli Atti degli Apostoli (At.
12:17; 15:13-21; 21:17) e come attestato da sempre dalla Chiesa.
Egli, che non apparteneva al gruppo dei dodici, è considerato da Paolo come
apostolo.
-Gal. 1:18-19 << In seguito, tre anni dopo, salii a Gerusalemme per
andare a conoscere Cefa (Pietro) e rimasi presso di lui quindici giorni;
degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore
>>.
Certamente Paolo utilizza questo termine anche in un'altra
occasione, senza per questo voler indicare il ministero apostolico, ma
piuttosto la vocazione missionaria.
-Rm. 16:7 << Salutate Andronico e Giunia, miei parenti e compagni di
prigionia: sono insigni tra gli apostoli… >>. Giunia era una donna.
Tuttavia è evidente che di Giacomo viene sottolineata
l'autorità apostolica, come risulta dalle espressioni utilizzate: “degli
apostoli non vidi nessun altro (in riferimento a Pietro, vero apostolo), tranne
Giacomo (ovvero anche lui facente parte di coloro che esercitano il ministero
di Pietro)”.
Giacomo il fratello del Signore non può essere identificato
con nessuno dei dodici apostoli, pur essendoci altri due con lo stesso nome:
Giacomo figlio di Zebedeo e Giacomo Alfeo, quindi non figli di Giuseppe. La
Chiesa di Roma riconosce tradizionalmente Giacomo Alfeo come fratello di Gesù.
E' vero che i cugini sono chiamati fratelli nella tradizione ebraica, ma può
essere una forzatura dato che in altri passi neotestamentari vengono utilizzati
termini più precisi sulle parentele.
Il fratelli di Gesù sono sempre nominati separatamente dagli apostoli (e dai discepoli
in generale), prima della risurrezione non credevano in Lui, ed essi stessi
pare non si considerassero suoi discepoli.
-Gv. 7:3-5 << I suoi fratelli gli dissero: “Parti di qui e va' nella
Giudea, perché anche i tuoi discepoli vedano le opere che tu compi. (…)
Se fai queste cose, manifesta te stesso al mondo!”. Neppure i suoi fratelli
infatti credevano in lui >>.
Gli apostoli invece sapevano bene che egli “fa queste cose” e che non lo
avrebbero abbandonato, come si può constatare dal capitolo precedente.
-Gv. 6:67-68 << Disse allora Gesù ai Dodici: “Volete andarvene anche
voi?” Gli rispose Simon Pietro: “Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita
eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio
>>.
E se non fosse sufficiente per convincersi che Giacomo il fratello di Gesù non
fu uno dei dodici, ecco un passo in cui i fratelli vengono nominati
separatamente da Giacomo Alfeo.
-At. 1:13-14 << ...vi erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo
e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo figlio di Alfeo, Simone lo Zelota e
Giuda figlio di Giacomo. Tutti questi erano perseveranti e concordi nella
preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli
di lui >>.
Perché insisto su questo particolare? Perché questo dimostra che gli apostoli
provvidero ad estendere il loro ministero ad altri autorevoli discepoli.
-At. 14:14 << Sentendo ciò, gli apostoli Barnaba e Paolo...>>
-Gal. 2:8 << poiché Colui (lo Spirito Santo N.d.A) che aveva agito
in Pietro per farne un apostolo dei circoncisi aveva agito anche in me per le
genti >>.
I protestanti ritengono che il ministero apostolico non sia
trasmissibile. Ci si domanda come sia possibile che la Chiesa possa proseguire
perdendo i loro più autorevoli ministri terreni, senza provvedere a dei
sostituti che abbiano medesima autorità, di fatto modificando in modo
sostanziale l'organizzazione ecclesiale. Tutti i ministeri infatti erano
stabiliti dagli apostoli stessi tramite imposizione delle mani (ciò che oggi
chiameremo col termine di ordinazione, cambia il nome ma non cambia l'essenza),
oppure tramite loro rappresentati, ma sempre sotto la loro autorità. Senza
autorità apostolica non vi è legittimazione.
-At. 22<< Gli apostoli e i presbìteri, vostri fratelli, ai fratelli di
Antiochia, di Siria e di Cilicia, che provengono dai pagani, salute! Abbiamo
saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico sono venuti
a turbarvi... >>.
Certamente sono nominati anche gli anziani, poiché le questioni vengono gestite
in maniera collegiale, secondo l'autentico spirito cristiano, ma tutto è
avvallato dagli apostoli. Notare anche che erano “dei loro”, ma non
autorizzati.
Così come la scelta dei diaconi spettava a tutta la Chiesa, ma l'atto fu
amministrato dagli apostoli poiché a loro spetta il potere di “legare e
sciogliere”.
-At. 6:3/6<< Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona
reputazione (…) Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero
loro le mani >>.
Ho letto di qualcuno che afferma siano i discepoli a imporre loro le mani, dato
che non cambia esplicitamente il soggetto; giudicate voi… se fu necessario
presentarli agli apostoli...
Ad opporsi alla trasmissione del ministero apostolico c'è l'opinione che esso
comprenda solamente coloro che hanno conosciuto e seguito Gesù, infatti viene
specificato che solamente chi ha conosciuto Gesù poteva sostituire Giuda
Iscariota.
-At. 1:21 << Bisogna dunque che, tra coloro che sono
stati con noi per tutto il tempo nel quale il Signore Gesù ha vissuto fra noi,
cominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di mezzo a
noi assunto in cielo, uno divenga testimone, insieme a noi, della sua
risurrezione >>.
Certamente prima ancora che la Chiesa si diffondesse, prima ancora della
discesa dello Spirito Santo, considerando tutti i seguaci di Gesù, sarebbe
stato insensato scegliere uno sconosciuto. Diverso è in seguito, dove pur non
conoscendo Gesù personalmente, lo si può conoscere in virtù dello Spirito
Santo. Qui gli apostoli non impongono le mani ma tirano a sorte fra Mattia e
Barsabba, questo non può essere portato a suffragio di nessuna obiezione dato
che l'episodio è precedente alla Pentecoste e dunque gli apostoli non potevano
esercitare pienamente il loro ministero.
D'altronde a nulla serve citare la chiamata di Mattia; Barnaba e Paolo non
conobbero Gesù “dal battesimo fino al giorno in cui (...) è assunto in cielo”
eppure furono apostoli a pieno titolo.
Le Scritture attestano senza mezzi termini che il ministero apostolico non è
prerogativa dei Dodici, né di coloro che vissero assieme a Gesù.
Ricapitolando, se furono nominati altri apostoli (almeno quattro secondo le
Scritture) ed è evidente che sono un'autorità essenziale alla Chiesa, risulta
contro ogni logica affermare che tale ministero possa scomparire con la loro
morte terrena, senza nominare altre autorità di pari grado.
Siccome la Chiesa prosegue storicamente oltre i primi
trent'anni di apostolato (i protestanti a volte se lo dimenticano), per vedere
i successivi sviluppi di questa organizzazione ecclesiale si dovranno citare
autorevoli documenti non biblici, risalenti alla fine del I secolo o gli inizi
del II.
Nella prima lettera ai Corinzi del già citato S.Clemente, c'è un riferimento
così esplicito alla successione apostolica che quando la lessi per la prima
volta rimasi stupito.
Clemente 1Cor 19:1-2 << I nostri apostoli conoscevano da parte del
Signore Gesù Cristo che ci sarebbe stata contesa sulla carica episcopale. Per
questo motivo prevedendo esattamente l'avvenire, istituirono quelli che abbiamo
detto prima e poi diedero ordine che alla loro morte succedessero nel ministero
altri uomini provati >>.
Affermare millecinquecento anni dopo Cristo, per via della riforma di Lutero,
che la successione apostolica non esiste, alla luce non solo dei ragionamenti
qui esposti e di tutta la Tradizione della Chiesa, ma di questa inconfutabile
evidenza storica del I secolo, significa non voler accettare la realtà a causa
di preconcetti.
Questa lettera è stata scritta ai Corinzi, cioè la comunità alla quale solo
trenta-quaranta anni prima scrisse l'apostolo Paolo. Clemente, ereditando il
ministero apostolico, ha scritto loro con autorità, come si evince leggendo la
lettera. Egli non scrive, come potrebbe apparire decontestualizzando la
citazione qui riportata, per modificare il ruolo dei ministri, ma per
confermarlo, dato che alcuni fedeli deposero senza motivazione i presbìteri,
suscitando contese.
Invece, per quanto riguarda l'organizzazione ecclesiale che andava affermandosi
progressivamente man mano che la Chiesa cresceva, cito vari passi delle lettere
(solo quelle autentiche) di S. Ignazio 35 d.C. – 107, terzo vescovo di
Antiochia e anche lui, come Clemente, conobbe gli apostoli.
Agli Efesini: <<
perché riuniti in una stessa obbedienza e sottomessi al vescovo e ai presbiteri
siate santificati in ogni cosa >>.
<< Il vostro presbiterato ben reputato degno di Dio è molto unito al
vescovo come le corde alla cetra >>.
Alla
Chiesa di Smirne: <<Come Gesù
Cristo segue il Padre, seguite tutti il vescovo e i presbiteri come gli
apostoli; venerate i diaconi come la legge di Dio. Nessuno senza il vescovo
faccia qualche cosa che concerne la Chiesa. Sia ritenuta valida l'eucaristia
che si fa dal vescovo o da chi è da lui delegato. 2. Dove compare il vescovo, là
sia la comunità, come là dove c'è Gesù Cristo ivi è la Chiesa cattolica. Senza
il vescovo non è lecito né battezzare né fare l'agape; quello che egli approva
è gradito a Dio, perché tutto ciò che si fa sia legittimo e sicuro. >>
L'autorità
del vescovo non è mai intesa al di sopra di Gesù Cristo.
Ignazio ai Cristiani di Magnesia: << In realtà ho saputo che i vostri
santi presbiteri non hanno abusato della giovinezza evidente di lui (il
vescovo N.d.A), ma saggi in Dio sono sottomessi a lui, non a lui, ma al
Padre di Gesù Cristo che è il vescovo di tutti >>.
Da queste lettere si nota come vi sia l'autorità di un vescovo, dal quale
dipendono i presbìteri e i diaconi.
Ho accennato in precedenza della necessità storica di portare l'autorità
apostolica stabilmente in determinati territori, recando come esempio
scritturale quello di Giacomo il fratello del Signore.
I successori dunque, rispetto ai primi apostoli, persero il loro carattere
universale di missionari per assumerne quello legato ad un preciso territorio,
la cui figura corrisponde etimologicamente a quella del vescovo, cioè
ispettore, autorità fino a quel momento pari al presbìtero e ora innalzata a
dignità apostolica. I successori degli apostoli furono scelti dunque tra i
vescovi, i quali acquisirono la carica apostolica mantenendo al contempo la
nomenclatura e la gestione di comunità prestabilite. Data la progressiva
necessità di un'autorità apostolica fissa per ogni zona e quindi alla
conseguente ascesa - da presbìtero ad apostolo – della figura episcopale, si
passò dalla presenza di più “vescovi-anziani” per territorio (come testimoniano
le Scritture) ad un solo “vescovo-apostolo”.
L'autorità episcopale presente oggi nella Chiesa trova corrispondenza nelle
Scritture? La risposta è: “Sì”. La carica corrispondente è però quella
apostolica, mentre i vescovi di cui si parla nelle Scritture sono del tutto
simili agli attuali presbìteri (preti). Come ho già affermato, non è la parola
usata che conta, che può benissimo differire dalle Scritture (non solo il dogma
della Sola Scrittura, pure quello linguistico?), ma ciò che designano le
parole. D'altronde nessuno ai tempi di S.Ignazio poteva pensare che qualcuno,
nel millennio successivo, avrebbe creato scismi per futili nomenclature, così
come sarebbe stato ancora più arduo pensare che alcuna modifica di gestione
formale poteva essere introdotta, profetizzando che un giorno ci sarebbero
state persone che non avrebbero accettato nulla che non corrisponda
perfettamente ai primi trent'anni della Chiesa. La struttura ecclesiastica così
com'è oggi nella Chiesa Ortodossa è del tutto simile a quella sviluppatasi
entro il I secolo (salvo piccole differenze, considerati duemila anni di
storia...).
Cristo affida a tali ministri (apostoli e loro successori) il suo
insegnamento:
-Mt. 28:19-20 << Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli,
battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando
loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato >>.
La valenza è perpetua e quindi ricade su tutti i loro successori (apostoli o
vescovi):
-Mt. 28:20 << Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del
mondo >>.
L'Insegnamento, o Dottrina, è custodito inalterato proprio
attraverso il ministero apostolico, nell'unanime professione di fede e quindi
nel comune accordo su tutte le questioni dottrinali, in virtù della comunione
nello Spirito Santo.
-Mt. 16:18 << Su questa Pietra fonderò la mia Chiesa e le potenze
degli inferi non prevarranno su di essa >>.
-Gv. 21:11 << (…) e benché fossero tanti (i pesci), la rete non
si squarciò (la Chiesa) >>.
Notare come questa rete venga trascinata dagli apostoli (Gv. 21:8), a
significare che Cristo, attraverso la loro guida, porterà a Sé i fedeli;
infatti in quel frangente disse: << Portate un po' del pesce che avete preso
ora >> (Gv. 21:10).
Che il passo non si riferisca solo ai primi apostoli, ma anche ai successori, è
indicato mirabilmente dalla riva (o terra, così nominata in seguito), verso la
quale viene trascinata la rete. La riva simboleggia la destinazione finale
della Chiesa, il termine del percorso terreno lungo i secoli, condotto dai
pescatori che si susseguono nel tempo.
-Gv. 21:4 << Quando già era l'alba, Gesù stette sulla riva >>.
Simile ma differente, il racconto di Luca cap.5, dove viene rappresentato il recinto
visibile della Chiesa, questa è soggetta a molti problemi e sollecitudini lungo
i secoli; gli apostoli, infine, riescono comunque a condurre a terra le barche,
giungendo a destinazione.
Senza la guida degli apostoli non c'è destinazione. La barca necessita di
qualcuno che prenda il comando al loro posto, altrimenti naufraga. Il comando
dev'essere di pari autorità, da capitani lascereste il comando a chiunque sia a
bordo o solo a chi è deputato? Il passaggio di mano vale anche per le reti, se
nessuno le controlla, i pesci si disperdono (e infatti le Chiese protestanti
sono costellate da miriadi di divergenze dottrinali).
Da questa concezione ecclesiale nascono i concili ecumenici,
espressione della cattolicità, dove coloro che pascolano gli agnelli si
riuniscono per discutere le questioni più controverse, tutti parimenti sotto
l'unica vera autorità che è Cristo (in questo senso è da intendere Mt. 23:8);
Egli, Verbo di Dio, collo Spirito Santo - come la parola che l'uomo genera è
esternata e diffusa col soffio che da questi procede – parla e ispira i
ministri di Dio, affinché le decisioni conciliari siano secondo Verità.
-Gv. 16:13-14 << Quando verrà Lui, lo Spirito della Verità, vi guiderà a
tutta la Verità (…) prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà >>.
L'autorità dei Concili e del Clero
In Atti cap.15 viene descritto il primo concilio della
Chiesa, svolto a Gerusalemme.
La Chiesa ha la prerogativa assoluta di essere apostolica.
Secondo i protestanti questo significherebbe che la Dottrina debba
corrispondere a quella degli Apostoli. Chi garantirebbe però che una Chiesa
sorta secoli dopo, senza continuità di mandato, detenga intatto l'Insegnamento?
I protestanti, che nel tempo hanno elaborato risposte a tutte le loro
incoerenze, affermano che sia sufficiente leggere le Scritture con umiltà,
chiedendo il soccorso dello Spirito Santo. Se così fosse, perché esistono
tantissime confessioni cristiane, ognuna delle quali differisce sostanzialmente
dalle altre? Sono quasi tutti in malafede e nessuno di loro prega? Io non penso
siano in malafede e sicuramente pregano con convinzione, semplicemente: non è
questo il metodo! Secondo alcuni si tratta di questioni secondarie. Chi
stabilisce però cosa è secondario e cosa non lo è? La Dottrina o è incorrotta o
è corrotta.
L'esistenza o meno della predeterminazione, della Trinità -
giusto per citare le prime differenze fra protestanti che mi sono venute in
mente - sono forse cose secondarie? Sulla base di alcune logiche moderniste,
dove conta solo l'ipocrisia del finto “volersi bene”, dove il sincretismo ha
dissolto la Verità che conduce all'unico sommo bene da cui tutto deriva - Dio -
sono certamente questioni secondarie. Cristo è la Verità e quindi la Via per
entrare in comunione col Padre.
-Gv. 14:6 << Gli disse Gesù: Io sono la Via, la Verità
e la Vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me >>.
La Verità è Una, come Cristo è Uno, come la sua Chiesa è Una, essendo Uno il
suo Corpo. La Verità non può essere molteplice altrimenti sarebbe contraddetta
in sé stessa e perderebbe la sua essenza.
L'Insegnamento,
dunque, dev'essere integro e confessato da tutti (cattolicità).
Comunque, non è la semplice successione apostolica a far sempre da garante
della fede; ad esempio, se alcuni vescovi decidessero di separarsi dalla
comunione col resto della Chiesa, non accettando le decisioni conciliari, essi
uscirebbero dal recinto e non potrebbero più garantire l'ortodossia. Situazione
analoga se una parte della Chiesa proclamasse arbitrariamente, senza l'unanime
consenso, una qualche dottrina in contrasto con la Tradizione, provocando una
frattura. Il caso più emblematico è il grande scisma del 1054 tra oriente e
occidente.
Ribadisco nuovamente: Uno è il Corpo di Cristo - la Chiesa - e nel suo Corpo
agisce e si manifesta lo Spirito Santo vivificante, cosicché la Chiesa possa
essere davvero definita Santa (non perché i fedeli non sbaglino mai, ma perché
in essa agisce lo Spirito Santo).
Tutto ciò che è stato scritto in questo capitolo è servito per giungere,
seguendo un percorso organico che parte dal fondamento di Cristo, quindi il
battesimo in Lui, a definire i requisiti della Chiesa, che sono espressi
mirabilmente nel Simbolo niceno-costantinopolitano:
<< credo nella Chiesa: Una, Santa, Cattolica e Apostolica
>>.
Giustino Ottazzi è cantore presso la chiesa ortodossa romena dei santi Cirillo e Metodio nella cittadina di Sanremo.
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