I canoni ecclesiastici di san Patrizio d'Irlanda - Latinità Ortodossa

Oggi 30 marzo, festa di san Patrizio vescovo, illuminatore e primate d'Irlanda (+451), si è voluto pubblicare i cosiddetti Canoni di san Patrizio, tradotti in inglese dal latino da Ludwig Bieler. Il santo irlandese, assieme ai primi vescovi della sua terra, avrebbe costituito un sinodo i cui canoni sono ancora validi - certo con valore locale: li presento in italiano.

SINODO DEI PADRI E VESCOVI PATRIZIO, AUXENTIO E ISERNINO



Rendiamo grazie al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo: ai sacerdoti, ai diaconi e al tutto il clero, i vescovi Patrizio, Auxentio e Isernino porgono i loro saluti.

Riteniamo sia meglio contrastare la negligenza, piuttosto che condannare un atto illecito oramai compiuto; così come dice Salomone: è meglio ragionare che essere adirati. Più avanti sono riportate le copie delle nostre decisioni, così come sono scritte, e così iniziano:

Canone I. Se qualcuno ha raccolto in comunità denaro per i prigionieri, ma lo ha usato per fini personali senza permesso, sia scomunicato. 

Canone II. I Lettori dovrebbero conoscere la parrocchia in cui sono soliti cantare. 

Canone III. Non devono esserci chierici vaganti in comunità. 

Canone IV. Se un uomo cade nel bisogno, e la colletta (del denaro) è stata compiuta, non chieda comunque più di quanto gli serva. 

Canone V. Se qualcosa è rimasto (delle collette), andrebbe depositato sull'altare del vescovo, affinché sia distribuito agli indigenti.

Canone VI. Se un chierico, dall'ostiario al sacerdote compresi, non indossa la tunica (1) coprendo la vergogna delle sue membra, e se i capelli non sono rasati secondo il costume romano, e se la sua moglie gira a capo scoperto, siano ridotti allo stato laicale e gettati fuori dalla Chiesa.

Canone VII. Qualsiasi chierico che per negligenza, quando chiamato agli offici, non si presenta al Vespro o alle Lodi, venga considerato un estraneo, a meno che non accetti su di sé il giogo della servitù (2). 

Canone VIII. Se un chierico è stato garante di un pagano per qualsiasi somma di denaro, e per qualche ragione il pagano sia in posizione dominante, il chierico paghi il suo debito con le proprie sostanze; se invece capita che il chierico combatta con un pagano, sia, come merita, lasciato fuori dalla Chiesa. 

Canone IX. Un monaco e una vergine, i quali provengono uno da un luogo e l'altra da un secondo luogo, non devono alloggiare allo stesso albergo, non devono viaggiare insieme in carrozza e non devono intrattenere conversazioni prolungate. 

Canone X. Se un uomo ha ben iniziato come Salmista (3),  ma poi esce (dalla Chiesa) e si lascia crescere i capelli, sia escluso dalla Chiesa, a meno che non torni al suo precedente status. 

Canone XI. Se un chierico è stato scomunicato e viene da qualcuno ricevuto, siano entrambi sottoposti alla medesima penitenza. 

Canone XII. Se un cristiano è stato scomunicato, non siano accettate neppure le sue elemosine. 

Canone XIII. Elemosine offerte dai pagani non devono essere accettate in Chiesa. 

Canone XIV. Un cristiano che ha commesso omicidio, adulterio o che ha commissionato un incantesimo presso un druido, così come fanno i pagani, svolga un anno di penitenza per ogni suo crimine e solo dopo un anno di penitenza completo, accompagnato da testimoni, vada dinnanzi ad un sacerdote per ricevere lo scioglimento della sua penitenza. 

Canone XV. Colui che ha rubato stia mezzo anno in regime di pentimento, venti giorni a solo pane e acqua, e se possibile restituisca il maltolto: allora sarà riammesso in Chiesa.

Canone XVI. Un cristiano che crede all'esistenza dei vampiri o del potere delle streghe (4) sia anatemizzato e non rientri in chiesa se non dopo una diligente e strenua penitenza.

Canone XVII. Se una vergine che ha promesso eterna castità a Dio  poi prende un marito nella carne, sia essa scomunicata fintanto che non ritorna sui suoi passi con penitenza; E dopo, i due (ex sposi) non vivranno né nella stessa casa, né nella stessa fattoria.

Canone XVIII. Una persona scomunicata non può presentarsi in chiesa neppure la notte di Pasqua, a meno che non prenda su di sé una penitenza.

Canone XIX. Una donna cristiana che ha preso un uomo in un matrimonio onorevole, e poi lo diserta con l'adulterio, sia scomunicata.

Canone XX. Un cristiano che non paga i propri debiti, come fanno i pagani, sia scomunicato finché non paga il suo debito.

Canone XXI. Se un uomo che ha subìto un torto chiama il colpevole in tribunale e non in Chiesa per essere giudicato, sia considerato un estraneo.

Canone XXII. Se un uomo concede la propria figlia in un matrimonio onorevole, e quest'ultima convive con un altro prendendosi la dote, sia scomunicata con il convivente e sia fuori dalla Chiesa.

Canone XXIII. Se un sacerdote ha costruito una chiesa, per celebrarvi attenda che il vescovo la consacri, così come è giusto.

Canone XXIV. un nuovo arrivato ha il divieto di battezzare, consacrare chiese o offrire sacrifici senza il permesso il del vescovo. Chi chiede permesso ad un laico per compiere queste cose, sia ritenuto un estraneo.

Canone XXV. Se vengono elargiti doni dal popolo di Dio durante le visite apostoliche del vescovo, quest'ultimo ne disponga come beni pontificali disponendoli per sé stesso o per il popolo bisognoso, secondo il discernimento.

Canone XXVI. Se un chierico viene visto mentre si appropria dei doni (del popolo), sia cacciato dalla chiesa come un sordido avaro.

Canone XXVII. un nuovo arrivato nel clero ha il divieto di battezzare, consacrare chiese o celebrare Messa senza il permesso il del vescovo. Chi chiede permesso ad un laico per compiere queste cose, sia ritenuto un estraneo.

Canone XXVIII. Un chierico scomunicato può pregare da solo, senza fratelli; non ha diritto a celebrare Messa né consacrare, finché non si è corretto; se osa farlo, sia doppiamente punito.

Canone XXIX. Se qualcuno fra i catecumeni desidera la grazia di Dio, non sia battezzato prima che passino i quaranta giorni di Quaresima.

Canone XXX. Un vescovo in visita presso una parrocchia non sua deve chiedere il permesso dell'ordinario del luogo per recarvisi, e qualora celebri un divino officio nel giorno del Signore, compia il suo ministero con la benedizione del vescovo locale, come è giusto.

Canone XXXI. Se fra due chierici sorge un disaccordo e uno dei due uccide l'altro, venga chiamato giustamente assassino e sia da tutti considerato scomunicato come è giusto (5).

Canone XXXII. Se un chierico desidera aiutare un prigioniero, lo sostenga col suo proprio denaro; perché non venga a mancare il sostentamento di molti chierici a causa di un solo ladro. Chi non fa questo, sia scomunicato.

Canone XXXIII. Un chierico che viene dai Bretoni (6) senza lettera di presentazione può vivere in comunità, ma non può servire l'altare.

Canone XXXIV. Similarmente, ad un diacono che lascia la propria parrocchia e se ne va in un'altra senza il permesso dell'Abate (7) e senza lettera dimissionaria dovrebbe neppure ricevere cibo; venga punito anche dal sacerdote che ha abbandonato. Anche un monaco che lascia (il monastero) senza il permesso dell'Abate sia punito.

Conclusione della Sinassi.
Pace alla Chiesa di Dio.

------------------------------------------------------

N.B. Spesso nei canoni si conclude con "sia considerato un estraneo". Nel mondo antico, soprattutto quello celtico, vi era una consuetudine nota come circuito del dono ( esistente anche in Grecia, tra l'altro) nel quale rientravano tutte le persone conosciute da un dato soggetto. Il circuito del dono prevedeva sostegno economico, spirituale, affettivo; i clan inseriti nei vari circuiti generavano alleanze di guerra, matrimoni e quant'altro possa assomigliare vagamente al clientelismo. Pertanto, venir considerato un estraneo (uno fuori da questo ritmo) ed essere estraniato dal circuito corrispondeva grossomodo alla morte sociale.

1) l'originale, passatomi dal traduttore Ludwig Bieler, usa la parola colobium, ossia l'abito talare. 

2) La Chiesa Celtica era molto rigida nel suo sistema penitenziale. Probabilmente, il Sinodo intendeva in questo caso sottoporsi ad obbedienze di tipo monastico per penitenza. 

3) Nella Chiesa Latina il Salmistato (Lettorato) era considerato non il primo degli Ordini minori, il quale era l'Ostiariato, ma bensì un ruolo di tutto rispetto nella gerarchia ecclesiastica. 

4) Uno dei canoni più controversi. Nonostante i Padri Antichi hanno sempre combattuto demoni e maghi, occorre ritenere che in questo caso i canonisti hanno ritenuto necessario, in un paese come l'antica Irlanda, sminuire l'importanza ufficiale dei fattucchieri e dei druidi, ancora molto diffusi al tempo del sinodo. 

5) La legge ecclesiastica medievale, fra i privilegi del clero, concedeva l'immunitas ai chierici che compivano atti contro la legge e il buoncostume, sebbene prevedesse leggi canoniche proprie per i misfatti. Al contrario, i canoni di Patrizio sono fortemente intrisi del senso di giustizia del Diritto Romano.

6) Per la verità, vale tuttora per qualsiasi membro del clero che si presenta proveniente da un'altra giurisdizione.

7) Nell'Irlanda altomedievale il ruolo di Abate (igumeno) era spesso collegato all'ordinazione episcopale. I vescovi erano sempre monaci (a differenza dell'Europa continentale) e svolgevano la doppia funzione di abate e vescovo di ampie comunità. I centri culturali cristiani in Irlanda non erano le città, ma le abbazie territoriali. 

Commenti