Il testo che segue è stato tradotto da << Overbeck and the Old Catholic Movement >> presente nell'antologia sul The Scheme of dr. J.J. Overbeck and the Eastern Church prodotto dal prof. David T. Abramsov nel 1959. Attraverso questo documento, investigheremo sui rapporti fra vetero-cattolicesimo e ortodossia nella metà del XIX secolo, un aspetto poco conosciuto della Storia ecclesiastica, di quanto furono vicini gli Ortodossi a siglare una comunione con il sinodo di Utrecht.
I CONGRESSI DI MONACO E DI COLOGNE
Il movimento
Vetero-Cattolico, nato dopo il Concilio Vaticano I del 1870, deve la sua
origine al rifiuto da parte di alcuni chierici dall'accettazione del dogma
dell'Infallibilità papale e del governo universale del Papa di Roma, così come
fu proposto al Concilio. In poco tempo i vetero-cattolici si unirono alla
Chiesa di Utrecht (Olanda), la quale a sua volta aveva proclamato secessione da
Roma nel 1724. La rivolta contro Roma aveva nutrito l'immaginazione di molti
ecclesiastici ortodossi che vedevano in essa una possibile riunione della
Chiesa Occidentale con l'Oriente. Overbeck cadde nel sogno delle grandiosità
promesse dai Vetero-Cattolici in rivolta: egli seguì i loro sviluppi con grande
interesse. Conosceva molti dei leader vetero-cattolici personalmente fin dai
tempi della scuola, come ad esempio il dott. J.F. Ritter Von Schulte, del quale
fu collega all'Università di Bonn. Overbeck li considerava uomini di grande
cultura e formazione umanistica, diversamente dai "mercenari" romani
che "marciano al ritmo della cadaverica
obbedienza scritta nei dettami dell'Ordine di Loyola."
Quando fu
annunciato il primo Congresso vetero-cattolico nel settembre 1871, Overbeck ne
percepì la portata per l'unità dei Cristiani e discusse di esso coi suoi amici
russi. Essi pure vi videro del bene nel Congresso e considerarono lo stesso un
portale per l'unità fra Ortodossi e vetero-Cattolici, la quale sarebbe potuta
essere studiata in quel frangente. Overbeck ebbe uno scambio di informazioni
con il dott. J.J.I. Von Döllinger (1799-1890), uno dei capi del Movimento, il
quale convenne che l'unità si sarebbe potuta discutere, e invitò così Overbeck
e i suoi compagni ad attendere all'incontro. Lui sperava, nel medesimo tempo,
che la Russia prendesse tempo, o che desse un esito positivo alla ricerca
dell'unità[1].
La Chiesa Russa aveva in effetti grandi prospettive nelle relazioni coi
vetero-Cattolici: il professore Iosif T. Osinin (1835-1887) fu mandato come
osservatore ufficiale al Congresso di Monaco. Osinin era un membro della
commissione creata dopo l'accettazione del progetto di Overbeck a Pietroburgo,
era particolarmente ferrato nel controbattere i chierici occidentali: nato a
Copenaghen da una madre danese - suo padre era Lettore nella chiesa ortodossa
russa locale, aveva studiato in Germania per poi concludere all'Accademia
teologica di Pietroburgo alla quale aveva presentato la Magistrale con una tesi
su "La nuova dottrina romana dell'Immacolata Concezione della Santissima
Vergine Maria". Aveva poi ottenuto una cattedra in Teologia Comparata e
una in tedesco, lingua che parlava fluentemente; si era sposato con la figlia
del sacerdote E.I. Popoff.
Non appena
Overbeck mise piede a Monaco, per prima cosa visitò tutti i capi del movimento
vetero-cattolico per saggiarne le attitudini verso la Chiesa ortodossa. Döllinger
aveva numerosi pregiudizi contro la Chiesa Russa, noti sin dal tempo della sua
pubblicazione Kirche und Kirchen[2]:
con lui, Overbeck condivise la paura che il Movimento vetero-Cattolico
diventasse non altro che una delle tante sette protestanti[3],
ma fu consolato del fatto che tale tendenza verso il Protestantesimo sarebbe
stata presto controllata. Un incontro fra Overbeck e i professori Johannes
Huber e Johann Freidrich lo convinse che entrambi erano favorevoli alla Chiesa
Ortodossa.
Al Congresso,
presieduto da Schulte giacché Döllinger aveva preferito rimanere dietro i
riflettori, il dott. Huber, a detta di Overbeck, espose la possibilità
dell'unione con la Chiesa ortodossa, ma in modo insoddisfacente. Per questo il
dott. Friedrich Michelis di Braunsburg, un allievo di Overbeck per vent'anni,
parlò caldamente dell'unità: nel suo prospetto, Michelis annunciò le attività
della Commissione sinodale russa riguardo la restaurazione del Messale Romano e
della Chiesa Ortodossa Occidentale[4].
Al tempo del
Congresso di Monaco, i vetero-Cattolici si trovavano in una posizione anomala.
Da una parte, essi ancora aderivano alla fede tridentina e si consideravano in
comunione con Roma, la quale d'altro canto li aveva scomunicati e li riteneva
neo-Protestanti. Overbeck non riusciva a capire come potessero i
vetero-Cattolici rimanere in comunione con l'eterodossa Roma, e allo stesso
tempo unirsi alla Chiesa Ortodossa. Döllinger difese la posizione di non creare
un corpo ecclesiale separato. Overbeck, da parte sua, sperava invece che i
vetero-Cattolici promulgassero la nascita di una nuova Chiesa e dichiarassero
Roma eretica, così che per il Vaticano diventasse impossibile relegare quella
rivolta spirituale nel dimenticatoio. I vetero-cattolici non avrebbero dovuto
sentirsi una piccola setta, qualora fossero tornati in seno alla Chiesa
d'Oriente, giacché avrebbero ottenuto milioni di correligionari nel mondo. Il
Congresso si concluse con la possibilità di unirsi alla Chiesa Greca o a quella
Russa, giacché a detta dei congressisti, non vi erano sufficienti ragioni per
rimanere separati, giacché le differenze erano "recuperabili"[5].
Il dott.
Overbeck scrisse dunque il suo articolo sull'Orthodox Catholic Review, il quale fu citato in malo modo dal
giornale vetero-cattolico Rheinischer
Merkur poiché Overbeck era stato categorico: l'integrità della fede
Apostolica è solo nella Chiesa Ortodossa, e nel suo articolo aveva elencato un
progetto per il reintegro dei vetero-cattolici e quali erano le dottrine che
dovevano essere cambiate. Dottrinalmente, l'Occidente avrebbe dovuto
orientalizzarsi[6]. Il corrispondente avrebbe
dovuto capire che serviva di giungere al mutuo consenso per l'unione, o c'era
il rischio di vivere un'altro Concilio di Firenze privo di risultati. Overbeck
scrisse questo in una lettera al Rheinischer
Merkur, nella quale aggiungeva che la Chiesa ortodossa nutriva fede e
grandi aspettative nel Movimento vetero-cattolico, aspettandosi una completa
comunione, il ristabilimento dell'unità fra Oriente e Occidente, per combattere
la Roma ultramontana ed eretica con rinnovata energia. La Chiesa ortodossa non
si aspettava la sottomissione dei vetero-cattolici, ma quantomeno un accordo
senza elasticità. La vera fede la successione Apostolica erano state preservate
in Oriente. Overbeck scrisse che il
giornale poteva diventare il veicolo sul quale dibattere le questioni che
dividevano ancora i due gruppi. Egli sperava che quella fosse l'ultima tappa
prima del Congresso di Cologne[7].
Al Congresso
di Cologne nel settembre 1872 avvennero nuovi interessanti sviluppi. I
vetero-Cattolici si erano espressi per costituire una Chiesa indipendente, e
nel giorno 11 agosto 1873 fu fatto a Rotterdam (Olanda) il loro primo vescovo,
Josef H. Reinkens (1821-96), ordinato dalle mani del vescovo olandese Herman
Heykamp di Deventer. Overbeck ebbe poco da dire circa le posizioni prese al
Congresso di Cologne: gradì molto gli interventi dell'Abate Eugène-Philibert Michaud (1839-1918), il quale
aveva difeso strenuamente l'unione con la Chiesa Ortodossa, e aveva scritto un
libro intitolato Discussion sur les Sept
Conciles OEcumeniques, etudies au point de vue traditionnel et liberal
(Berne, 1878), dedicato "alla venerabile Chiesa d'Oriente ". Questo
pio ecclesiastico propose di riconoscersi nella fede dei soli Sette Concili
Ecumenici, rigettando qualsiasi concilio promulgato dopo, incluso Trento. Dopo
il suo intervento fu creata una commissione per studiare i Concili Occidentali.
Tutti si aspettavano che Michaud avrebbe presto chiesto l'incardinazione negli
ortodossi, eppure l'abate rimase un vetero-Cattolico e divenne anche professore
all'Accademia Teologica vetero-cattolica di Berna.
LE CONFERENZE
DI BONN
Nel settembre
del 1874 la prima di due Conferenze fu condotta a Bonn, in Germania. Esse non
furono riunioni ordinarie, per risolvere ad esempio i problemi del Movimento
vetero-cattolico, e infatti gli invitati furono molto pochi. Queste Conferenze
furono chiamate per discutere l'unità fra le Chiese preservando la fede e
l'Ordine cristiano, e furono presiedute e sponsorizzate dal dott. Döllinger: la
prima volta nella quale esperti d'Oriente e d'Occidente si misero alla stessa tavola.
Sembrava anche evidente che queste conferenze fossero state istituite per
pavimentare la strada dell'unione fra Ortodossi e Vetero-Cattolici. Non ci
furono meeting ufficiali fra le due Chiese, ma colloqui privati fra i
rappresentanti teologici di entrambe.
Furono invitati anche gli Anglicani, e alcuni protestanti furono
presenti.
L'invito ai
teologi conteneva anche la seguente frase:
Si propone come limite e base per le discussioni
teologiche gli insegnamenti, le confessioni, le istituzioni riconosciute
essenziali tanto dall'Occidente quanto dall'Oriente prima del Grande Scisma[8].
Fra i
partecipanti ortodossi al convegno vi fu il prof. Zekos D. Rhosse, il quale era
a conoscenza del progetto di Overbeck e fu professore ad Atene. Nel suo libro Unità delle Chiese e delle Religioni
(1868) egli parlò favorevolmente dell'idea di Overbeck e si augurava un esito
positivo della stessa. Per i russi venne l'arciprete Ivan Leont’evich Janyshev
(1826-1900), Rettore dell'Accademia Teologica di Pietroburgo dal 1866 al 1883 e
professore di teologia. Janyshev fu poi innalzato a protopresbitero e divenne
il confessore dello Zar. Alexander Kireeff rappresentò la << Società
degli Amici dell'Illuminazione Spirituale >> e il dott. Overbeck fu
presente.
Sia Overbeck
che gli altri ortodossi furono irritati dalla presenza anglicana, i cui teologi
monopolizzarono i vetero-cattolici con dibattiti fra la loro posizione e quella
del Movimento. Tutti gli ortodossi furono concordi nel dirsi che una vera
rappresentanza della Chiesa Antico-Cattolica non era presente, c'erano solo
pochi membri e quasi tutti simpatizzanti di Döllinger. Una unione "di
comunione" era fuori questione. Quando la porzione High Church degli Anglicani si arrese, ogni progetto con essi
poteva dirsi sfumato. << Non è forse da matti pensare possibile una
Chiesa nella quale è permesso, da parte di una autorità, di insegnare eresie?[9]
>> scrisse poco dopo Overbeck, il quale ritenne la presenza anglicana il
"peccato" delle conferenze di Bonn, nelle quali si perse tanto tempo per
nulla, << principalmente per il beneficio degli Anglicani >>. Döllinger
non aderì al progetto originale di parlare solamente della Cristianità Indivisa
(pre 1054). Secondo Overbeck, bisognava proporre e obbligare ad accettare i
Sette Concili Ecumenici come base della discussione: ogni altro progetto era
futile. Gli Anglicani avrebbero così compreso l'insufficienza della loro
dottrina e avrebbero compreso che non c'era posto per loro nel "Movimento
cattolico d'Unità". Così come gli altri ortodossi, anche Overbeck ritenne
che bisognava prima affrontare i vetero-cattolici da soli, e poi aggiungere
anglicani e protestanti nel processo d'unificazione. Non c'erano argomenti
difficili a dividere Ortodossi e Vetero-Cattolici: a parte questioni minori,
pareva che vi fosse solo il Filioque a
dividerli[10]. Döllinger riprese in
mano la conferenza e la guidò in modo pressoché dittatoriale. Fra gli Anglicani
c'erano perfino quelli che aderirono alle tesi di Overbeck: il 5 dicembre 1874
Overbeck aveva pubblicato sulla sua rivista una lettera dell'APUC, l'associazione di promozione dell'unità dei cristiani (anglicana), il
cui scrivente diceva che presto i "ritualisti" (la Chiesa Alta
anglicana) sarebbero presto stati espulsi dalla Comunione, e prospettava con
gioia l'unione degli Anglicani tradizionalisti con la Chiesa Ortodossa[11].
Overbeck
sperava che i Vetero-Cattolici rimanessero vincolati alla fede del primo
millennio, ma Döllinger invece puntava ai dialoghi orientati su una
ecclesiologia inclusiva di stampo anglicano low
church. In quel modo, sarebbe stata impossibile l'Unione con gli ortodossi.
Josif H. Reinkens, il primo vescovo vetero-cattolico
Nell'Agosto
1875 avvenne la seconda Conferenza di Bonn. Poiché la prima conferenza aveva
acceso interessati dibattiti, la seconda fu aperta a qualsiasi teologo volesse
prendervi parte. Un gran numero di ortodossi vi partecipò, compreso
l'arcivescovo Alexander Lycurgus, morto poco dopo (17 ottobre 1875). Il
professor Osinin sedeva fra i russi, accanto al dott. Overbeck. Da Atene venne
il prof. Nicola Damala (1842-1892) e fu presente il famoso canonista e vescovo
serbo Nicodemo Milash (1845-1915), e Overbeck era in rapporti epistolari con
entrambi. Gli Anglicani furono presenti in gran numero. La maggior parte dei
dibattiti si concentrò sul concetto e la dottrina del Filioque[12]. In
modo pressoché unilaterale Döllinger guidò anche la seconda Conferenza, e
secondo la visione di Overbeck, sembrava che egli non avesse un preciso scopo
nelle discussioni. Sebbene fosse un grande storico, il prof. Döllinger non era
un teologo dogmatico. Gli ortodossi all'unanimità volevano che la questione dogmatica
fosse centrale, giacché i Vetero-Cattolici pareva non avessero una chiara
nozione di Chiesa e soprattutto che
la Chiesa fosse Una. Alcuni fra loro,
sulla scia anglicana low, ritenevano
le Chiese come "parti separate" dell'unico Corpo di Cristo, ma non
per questo una valida meno dell'altra. Overbeck ritenne che la concezione
filo-anglicana di Döllinger fosse alla base di quel grande fraintendimento
teologico che furono i rapporti fra i vetero-cattolici e Roma: essi difatti
consideravano il Vaticano "eretico", ma non avevano rinunciato
all'intercomunione con esso. Secondo Overbeck, Döllinger era un anglicanofilo
che considerava la Chiesa d'Inghilterra come parte della vera Chiesa. Gli
Ortodossi invece volevano che i dogmi discussi fossero chiari, limpidi,
universali e definitivi.
L'Arciprete Janyshev,
presente anche alla seconda Conferenza, si lasciò scappare che << la
faccenda non era facile come pareva in apparenza[13]
>>. Quando furono proposti quattro articoli al voto popolare, Overbeck
chiese che il primo di questi fosse la concordanza universale sul numero di
Concili Ecumenici. Gli Anglicani si arrabbiarono giacché nessuno fra loro
voleva il Settimo quale Ecumenico. Uno scrittore anonimo sul Saturday Rewiew (21 agosto 1875)
accusava Overbeck dell'indignazione anglicana, alla quale << solo la
tempera conciliante degli orientali e le buone maniere di Döllinger avevano
permesso di quietarsi >>. Overbeck fu accusato di aver vestito il
<< metodo violento di Roma nei paramenti degli orientali >>. Gli
Anglicani, vedendo che Döllinger stesso aveva abbandonato l'interesse per le
discussioni, diedero la colpa al nostro dottore, ritenendo il tutto una sua
macchinazione per sciogliere la Comunione fra i Vetero-Cattolici e gli
Anglicani. Mayrick dalla Anglo-Continental
Society scrisse che dalla morte di Döllinger (1890) non furono più chiamate
conferenze extra-confessionali e che i Vetero-Cattolici, sempre più connessi
alla Chiesa Olandese, avevano abbandonato la Chiesa Anglicana. Overbeck a
quella conferenza comprese che i Vetero-Cattolici erano una delusione
spirituale: nel suo libro Die Bonner
Unions-Konferenzen (Halle, 1876) paventò la caduta nell'anglicanesimo da
parte delle gerarchie vetero-cattoliche, egli comprese inoltre che
dall'Ortodossia essi si stavano allontanando, più che avvicinando. Eppure, Overbeck
non riusciva a non provare una certa simpatia per alcuni di loro[14],
<< la buona corrente >> del Movimento, il quale fra l'altro non
ebbe alla lunga il successo che molti si aspettavano, a detta di Overbeck a
causa del lassismo dei suoi membri. I migliori fra i membri del Movimento
vetero-cattolico tornarono poi sotto l'egida romana. Alla seconda Conferenza di
Bonn, alla sua conclusione, per un attimo si parlò perfino del progetto di
Overbeck. Il vescovo del Movimento, Reinkens, disse:
<< Mi si
permetta di ricordare al prof. Overbeck che nessuno fra di noi ha mai pensato di
unirsi alla Chiesa orientale.>> Nell'autunno del 1876 ogni contatto fra i
vetero-cattolici e Overbeck può dirsi concluso[15].
[1] Dr. J.J.
Overbeck, “The Old-Catholic Movement and
the Munich Congress,” OCR, III, No. 1-6 (January-June, 1871), 119-122.
[2] Overbeck aveva
esaminato i pregiudizi del collega già nel libro Die orthodoxe katholische
Anschauung, pp. 89-95.
[4] OCR, III, No.
1-6 (January-June, 1871), 122-125.
[5] Ibid.,
127-29. Dopo il congresso Overbeck
pubblicherà il suo Die Wiedervereinigung der Morgen und Abendlandischen
Kirche (Halle, 1872) nel quale esprimeva l'idea che probabilmente i
vetero-cattolici sarebbero entrati nell'Ortodossia.
[6]
Basterebbe, a mio povero avviso, tornare ai santi Padri del primo Millennio
della Chiesa Indivisa, per ritrovare intatta la fede ortodossa espressa dalle
grandi menti quali Agostino, Ireneo di Lione, Ilario di Poitiers, Gregorio
Magno, Leone il Grande, Ambrogio di Milano, Cromazio d'Aquileia, Giovanni
Eriugena e tanti altri. (n.d.t.)
[8] Moss, The
Old Catholic Movement, p. 260.
[9] OCR, IV, No. 1
(January-March, 1875), 13.
[11] OCR, IV, No. 1
(January-March, 1875), 15.
[12] “The Bonn Conferences, and the Filioque
Question,” OCR, IV, No. 4 (October-December, 1875), 217-64.
[13] Francis Henry
Reusch, Report of the Proceedings at
the Reunion Conference held at Bonn between the 10th and 16th of August, 1875 (London,
1876), pp. liii-liv.
[14] OCR, V, No. 4
(October-December, 1876), 276, 278, 283.
[15] Reusch, Report,
p. 93.
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