Traduzione da: Overbeck's Scheme, DAVID F. ABRAMTSOV A.B., University
of Pittsburgh, 1959 Submitted to the Graduate
Faculty in the Division of the Social Sciences in partial fulfillment of the
Requirements for the degree of Master of Arts - bUniversity of Pittsburgh
1961
Le ragioni per
le quali il progetto di Overbeck andò al fallimento sono molteplici. Il vescovo
greco Crisostomo Papadopoulos (1868-1938) scrisse che la Chiesa di
Costantinopoli non voleva problemi con gli anglicani a causa del proselitismo, e
incorrere in una guerra di religione[1]. Perché
mai, allora, Overbeck avrebbe ottenuto proprio dal Fanar la possibilità di
predicare e di scrivere? Perché due sacerdoti anglicani erano stati ricevuti
nella Chiesa greca giusto per iniziare a muovere il progetto occidentale?
Il primo di
questi fu James Chrystal (1832-1908), sacerdote della Chiesa Episcopale che il
5 gennaio 1869 (vecchio calendario), per la vigilia di Teofania, fu
ribattezzato e cresimato, per essere poi ordinato poco dopo e addirittura ricevere
il rango di archimandrita e Gran Catechista del Trono Ecumenico[2]:
ciò avvenne nel 1870 a opera del vescovo Lycurgos di Syra, che venne a
Liverpool per consacrare una nuova chiesa. Ritornato in America, Chrystal
abbandonò l'Ortodossia e fondò una setta pseudo-Battista. Per l'occasione
vennero molti anglicani e il vescovo greco si intrattenne amichevolmente con
loro, stressando Overbeck il quale ritenne che era impossibile
"lavorare", se per primo il vescovo li considerava amici e non
eretici. In quel frangente il Decano di Westminster, A.P. Stanley (+1881), di
tendenze brench theory, parlò a lungo
della necessità del mutuo riconoscimento dei sacramenti fra ortodossi e anglicani, e dopo Stanley parlò John Jackson,
vescovo anglicano di Londra, il quale attaccò il progetto di Overbeck
pubblicamente. Sebbene Lycurgos fosse stato amichevole con gli anglicani, ciò
non gli impedì di parlare bene del progetto di Overbeck in privato: una
attitudine molto probabilmente diffusa anche nei Patriarchi d'Oriente.
L'altro
sacerdote inglese fu Stephen G. Hatherly (1827-1905). Fu ricevuto da laico nel
1856 per battesimo dalla comunità greca, e nel 1871 ordinato al sacerdozio dal
vescovo metropolita Basilio di Anchialos. L'Arcivescovo di Canterbury Archibald
Campbell Tait (+1882) scrisse del suo zelo missionario al Patriarca di
Costantinopoli, e quest'ultimo rispose direttamente a Hatherly, dicendogli di
non convertire nessun anglicano. La ragion d'essere di questo presbitero era
proprio la conversione degli inglesi, attività che conduceva senza posa. Poco
dopo, tuttavia, nel 1874, il patriarca ecumenico gli spediva un'altra lettera,
di congratulazioni per il lavoro svolto e recante la sua benedizione apostolica[3].
Hatherly e Overbeck tuttavia non avevano le stesse mire: il sacerdote, infatti,
voleva semplicemente celebrare i riti greci in lingua inglese. Overbeck non
parlò mai nei suoi scritti della sua relazione con Hatherly evidentemente per i
loro contrasti.
Overbeck
dovette scontrarsi anche con i maggiori esponenti anglicani del tempo, primo
fra tutti il dott. Frazier, responsabile della Commissione di Intercomunione
della Chiesa Anglicana, il quale scrisse che il progetto di Overbeck era una
via non cattolica e non canonica, degna di una setta, piena della violenza di
Roma[4].
E. B. Pusey (+1882), leader dei Trattariani,
chiamò Overbeck "il leader dei ciechi"[5]. Il
vescovo anglicano Henry Cotterill di Edimburgo nel 1872 scrisse alla nobildonna
russa Olga Novikov di Overbeck, manifestando tutto il suo disprezzo. La signora
Novikov era invece una grande amica del dottore, e lo difese per tutta la vita,
essendo molto interessata al suo progetto. Cotterill vedeva in Overbeck
"la violenza di Roma nella Chiesa Ortodossa" e la vetta del
Fariseismo. C'è da capire, dunque, quanto l'odio degli Anglicani per Overbeck
abbia influito sulle gerarchie ortodosse.
Un
intellettuale e chierico anglicano, T.W. Mossman, invece, fu un improbabile
sostenitore delle tesi di Overbeck. Egli, insieme a J.T. Seccombe, voleva
dotare la Chiesa d'Inghilterra di un "valido episcopato" e quindi
vedeva nella Chiesa Ortodossa Anglicana una possibile via per l'ottenimento
della successione apostolica, e riteneva che il progetto di Overbeck potesse
sbocciare in una "seconda pentecoste" per la Chiesa inglese[6].
Le ragioni del
fallimento del progetto del dottor Julian Overbeck non sono mai state chiarite.
Secondo Overbeck l'influenza inglese su Costantinopoli fu preponderante nella
caduta del suo schema: nel 1840 il Sultano depose il patriarca Gregorio VI su
consiglio dell'ambasciatore inglese Lord Stratford. Il Re Giorgio I di Grecia
ricevette il trono con l'approvazione del governo inglese, nel 1863, così come
il re Otho prima di lui. Inoltre, la Grecia era indebitata verso la Gran
Bretagna. Il Sinodo della Chiesa di Grecia, indipendente dal 1833, bloccò il
progetto di Overbeck con una petizione, sebbene al Fanar fosse stato accolto
con successo. I Ritualisti anglicani, che parevano favorire Overbeck, furono soppressi
nel 1874 per mano dell'arcivescovo Tait, il quale come si è visto nutriva un
odio verso gli ortodossi; e dal 1877 al 1882 molti membri della High Church vennero perseguitati e
incarcerati per le loro pratiche liturgiche, a causa della regina Vittoria la
quale era strettamente protestante. J.A. Douglas, il traduttore del vescovo
Crisostomo, in una nota di quattro pagine nel suo libro sugli Ordini Anglicani,
parla favorevolmente di Overbeck e del suo progetto, ma non dà la colpa al
clero greco, quanto a quello russo: semplice inerzia.
Il dottor
Julian Overbeck morì il 3 novembre 1905, senza che la sua scomparsa fosse
pubblicata. Un piccolo articolo del The
London Daily News ne parlò come di un fine linguista, che conosceva due
dozzine di lingue e parlava fluentemente quattordici di esse. Il 7 novembre
furono celebrati i funerali e fu inumato nel cimitero dell'ambasciata russa di
Londra.
[1] Papadopoulos, Validity
of Anglican Ordinations, p. 34n.
[2] The Church Weekly,
I (1870), 158, 163.
[3] S.G. Hatherly
(trans.), The Office for the Lord’s Day (London, [1880]), pp. vii-viii.
[4] Florovsky, “Orthodox Ecumenism,” Ibid.
[5] nella
prefazione del suo libro F.G. Lee (ed.), Essays on the Re-union of
Christendom (London, 1867)
[6] Henry R.T.
Brandreth, Dr. Lee of Lambeth: A Chapter in Parenthesis in the History of
the Oxford Movement (London, 1951), pp. 119-20.
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