Il dott. Overbeck e il Fanar (Latinità Ortodossa)

traduzione da: Overbeck's Scheme, DAVID F. ABRAMTSOV A.B., University of Pittsburgh, 1959 Submitted to the Graduate Faculty in the Division of the Social Sciences in partial fulfillment of the Requirements for the degree of Master of Arts - University of Pittsburgh 1961

In foto: il patriarca Gioacchino III di Costantinopoli

Dal momento che le speranze di Overbeck sui vetero-cattolici erano miseramente fallite, si rivolse nuovamente alle autorità ortodosse. Dal momento che la Chiesa Russa gli era favorevole, sperava di ottenere l'appoggio di Costantinopoli, ma una serie di circostanze storiche ne impedirono lo sviluppo. Infatti, i patriarchi di Costantinopoli, che in questo periodo cambiavano spesso, erano preoccupati per l'autocefalia romena autoproclamata nel 1864, con uno scisma che si sarebbe protratto fino al 1885, ed erano occupati anche con la Bulgaria nel noto Scisma bulgaro (1870-72) e, una volta concluso quello, iniziò la guerra Turco-Russa (1877-78). In questo clima di violenza metafisica e temporale, Overbeck scrisse ai patriarchi d'Oriente dicendo << di resuscitare la Chiesa Ortodossa Occidentale e i suoi riti[1] >> scrivendo anche che non voleva creare alcuna conventicola separata, ma al primo stadio riunirsi a celebrare nella parrocchia greca o russa. Tuttavia, attese pazientemente otto anni, e molti dei suoi sostenitori, spazientiti, ritornarono agli Anglicani o si unirono alla Chiesa Cattolica Romana. Un'altra volta, egli scrisse che un piccolo gruppo di coraggiosi era rimasto ancorato alla speranza di una chiesa ortodossa occidentale, e speravano nella comprensione delle autorità ortodosse << le quali dovevano mostrare comprensione contro gli intrighi satanici[2]. >> Overbeck sicuramente, per intrighi satanici, intendeva le petizioni degli Anglicani contro la sua attività di proselitismo, le quali fecero breccia nel Patriarcato Ecumenico, tanto da ottenere una ufficiale proclama contro l'attività di conversione. Overbeck mantenne tuttavia una certa azione intellettuale parlando di "dialogo interreligioso" e si preoccupò della forma che prendeva la Chiesa di Costantinopoli nei riguardi del suo rapporto col mondo: fu invece molto grato alla Chiesa Russa la quale, secondo sempre il suo articolo, aveva impedito alla Chiesa Ortodossa di diventare un Giudaismo cristiano, tramite la sua attività missionaria. Nel 1876 Overbeck aveva scritto un'altra lettera, lamentandosi a nome dei figli degli immigrati, i quali si sentivano lontani dalla liturgia a causa della lingua, ma dopo tre anni di attesa, decise di andare personalmente a Costantinopoli. Nel 1879 dunque il dottore si recò nella capitale dell'Impero turco, e incontrò il patriarca Gioacchino III, il quale lo ricevette "come un padre" e gli diede ospitalità, accettando il suo progetto e autorizzandolo a parlare di ortodossia occidentale[3]. Una traduzione della liturgia greca in inglese fu prodotta da S.G. Hatherly nel 1865, e nella cappella dell'Ambasciata russa a Londra vi erano molti inglesi convertiti, ma dalla morte del padre E. I. Popov (+1875) la liturgia in lingua inglese fu celebrata molto raramente: il suo successore non si curava molto della salute spirituale dei suoi parrocchiani. Ritornato da Costantinopoli, Overbeck aprì un oratorio privato nel quale predicava nei pomeriggi, e dopo qualche tempo produsse due volumi di Lettere agli Ortodossi d'Occidente[4]. Una commissione fu composta a Costantinopoli per vagliare il progetto di Overbeck, e nel 1882 diedero esito positivo, sebbene non fu mai messo in atto. Anche la Chiesa Russa, nel 1884, valutò l'idea positivamente, senza mai metterla in pratica, e abbandonandola subito nei fatti. Overbeck nel 1885 ancora scriveva che "presto la Chiesa Ortodossa d'Occidente sarà un fatto.[5]" Da quell'anno in poi Overbeck iniziò l'attività di catechista per bambini e giovani, combattendo il formalismo dilagante nell'Ortodossia del suo tempo.



[1] OCR, V, No. 4 (October- December, 1876), 276-288

[2] "On Religious Toleration: Conversion versus Proselytism” OCR, X (1883), 1-36.

[3] The True Old English Church, p. 14.

[4] Addresses to the Western Orthodox, Londra 1881.

[5] Papadopoulos, Validity of Anglican Ordinations, p. 35n; OCR, XI (Part I, 1885), 58.

Commenti