I Canoni Ecclesiastici del sinodo di Re Edgar (+975)

Re Edgar di Inghilterra, morto nel 975, indisse un Concilio nel 959 per la sua incoronazione, nel quale trattò di faccende laiche ed ecclesiastiche, compilando i seguenti canoni per il clero inglese, che ho ritenuto essere utili e interessanti come qualsiasi altro canone di un sinodo locale

CANONI DEL SINODO ORDINATO DAL PIO RE EDGAR IL PACIFICO, SOVRANO DEGLI ANGLI E DEI SASSONI, IMPERATORE DELLA GRANDE BRETAGNA 


SULLA DILIGENZA DEL CLERO

Canone I. Ordiniamo che i chierici svolgano con diligenza il loro ministero a Dio e il loro servizio, che intercedano per tutto il popolo cristiano, che siano fedeli e devoti ai loro superiori, e unanimi nelle decisioni per il bene comune e per il proprio bene, così che siano utili tanto al mondo quanto a Dio, e siano fedeli anche al loro signore terreno (il re). 

Canone II. Che i chierici portino rispetto gli uni agli altri, quelli di grado inferiore obbediscano ai superiori e i superiori amino gli inferiori, istruendoli. 

SUL MODO DI TENERE I SINODI

Canone III. Ad ogni Sinodo, che tutti abbiano libri e paramenti a sufficienza, con l'inchiostro sufficiente e la pergamena per annotare le nuove istruzioni, in una fornitura per tre giorni. (1)

Canone IV. Che ogni sacerdote abbia il suo chierico al Sinodo (2), un uomo ordinato quale suo attendente: nessuno di indiscreto o che ami la folla, così che tutto proceda in ordine nel timore di Dio Onnipotente. 

Canone V. Che ogni sacerdote fornisca informazioni al sinodo, su tutto ciò che gli compete o che è accaduto di grave, se è stato abusato di lui o altro; e siate tutti voi come uno solo, e i suoi torti siano come se fossero vostri: che tutti trovino soddisfazione, e il vescovo amministri (la giustizia). 

Canone VI. Inoltre, ogni sacerdote renda conto se vi sono dei peccatori nella sua chiesa contro Dio, o se qualcuno è caduto in crimini mortali che il sacerdote stesso non può assolvere (3), e che gettano scompiglio fra gli uomini del secolo. 

DELLE NORME SULLA VITA E LA FORMAZIONE DEI SACERDOTI

Canone VII. Nessuna diatriba fra sacerdoti sia gestita da uomini laici, ma che la legge sia arbitrata da altri chierici, o la causa sia portata dinnanzi al Vescovo, se ne sorge la necessità. 

Canone VIII. Che nessun sacerdote abbandoni di sua spontanea volontà la chiesa nella quale fu benedetto a esser prete e sposato (4).   

Canone IX. Nessun sacerdote interferisca sulla vita di un altro sacerdote riguardo la vita della parrocchia, della cattedrale o del modo di condurre i negozi (5), o qualsiasi cosa gli appartiene.

Canone X. Nessun sacerdote riceva un allievo (6) senza il permesso degli altri che prima lo mantenevano. 

Canone XI. Ogni sacerdote insegni con diligenza le arti manuali. (7). 

Canone XII. Che nessun sacerdote si permetta di rimproverare un altro prete dandogli dell'impreparato, ma che lo riformi, se possibile. 

Canone XIII. Che nessun sacerdote di sangue nobile consideri i sacerdoti nati dal popolo come inferiori, perché va giustamente considerato che tutti gli uomini hanno una origine comune. 

Canone XIV. Ogni sacerdote riporti con dovizia i propri conti, che non sia considerato un mercante avaro. 
SUI SACRAMENTI E LA VITA CRISTIANA

Canone XV. Che il sacerdote battezzi i neonati non quando viene domandato, ma nel giro dei trentasette giorni  e che nessun bambino rimanga troppo a lungo senza cresima. (8)

Canone XVI. Tutti i sacerdoti si dedichino con industriosità all'estirpazione del paganesimo, come ad esempio il culto dell'acqua alle fontane, la negromanzia, gli incantesimi augurali, i cosiddetti "lenitivi", la prestidigitazione, l'adorazione di false credenze (9), le quali conducono gli uomini nei boschi ad adorare le pietre o gli alberi: e costoro svolgono falsi esorcismi senza averne l'autorità. 

Canone XVII. Che tutti i cristiani abituino con diligenza i propri figli al cristianesimo, insegnandogli il Padre Nostro e il Credo. 

Canone XVIII. Che tutti smettano di cantare le canzoni pagane e praticare sport diabolici nei giorni di festa. 

Canone XIX. Di Domenica, tutti si astengano dai mercati e dal presentare cause ai tribunali di Contea. 

Canone XX. Che tutti si astengano da letture pagane, mode assurde e tagli di capelli scandalosi.

Canone XXI. Che gli uomini abbandonino le concubine per contrarre giuste nozze. 

Canone XXII. Che tutti i buoni cristiani siano esperti nel recitare il Credo e il Padre Nostro, se vogliono essere ricordati nelle oblazioni della Messa o avere una tomba consacrata. perché chi non è buon cristiano non può domandare di portare altri a battesimo (fare da padrino, ndt), né domandare alcunché al vescovo, se prima non impara. 

Canone XXIII. Non accadano duelli o violenze fra uomini durante giorni di digiuno e giorni di festa.

Canone XXIV. Nei giorni di digiuno e nei giorni di festa sia proibito il gioco d'azzardo.

Canone XXV. Ogni uomo si astenga dal giacere con la propria moglie nei giorni di digiuno e di festa stabiliti. 

Canone XXVI. Che i sacerdoti tengano le proprie chiese con ogni onore e rispetto, per i servizi santi e per nessun'altra cosa. Che nessun sacerdote permetta di bere o giocare o lavorare all'interno della chiesa, e non permetta che gli animali vi entrino. 

Canone XXVII. Che nulla di impuro venga condotto in chiesa.  

Canone XXVIII. Che solo gli uomini molto preparati veglino in chiesa (fuori dagli orari stabiliti), giacché non accada nulla di sconveniente. 

Canone XXIX. Che nessuno venga sepolto in chiesa, a meno che non fosse un virtuoso riconosciuto da tutti come tale, e che sia dunque degno di una tal sepoltura. (10)

Canone XXX. Nessun sacerdote si azzardi a celebrare un Officio in casa, ma solamente dentro una chiesa consacrata, se non per la malattia grave di qualcuno (11). 

SUL MODO DI CELEBRARE LA DIVINA LITURGIA

Canone XXXI. Nessun sacerdote si azzardi a celebrare Messa sopra un altare non consacrato. 

Canone XXXII. Nessun sacerdote celebri la Messa senza libro, ma che il Canone Eucaristico sia bene dinnanzi ai suoi occhi, così da non commettere errore. 

Canone XXXIII. Ogni sacerdote celebri la Messa sopra un corporale (12), indossi un amitto sotto il proprio camice, e vesta tutti i paramenti del suo grado in modo decente. 

Canone XXXIV. Tutti i sacerdoti siano diligenti nel possedere i Libri liturgici, e almeno uno completo. 

Canone XXXV. Nessun sacerdote celebri la Messa da solo, ma che ci sia sempre qualcuno a rispondere. (13). 

Canone XXXVI. Nessuno prenda Comunione se non ha compiuto il digiuno prestabilito (8 ore prima di prender Comunione), a meno che non sia in malattia grave. 

Canone XXXVII. Nessun sacerdote può celebrare più di tre Messe nello stesso giorno. 

Canone XXXVIII. Il sacerdote abbia sempre pronta la Comunione per coloro che la desiderano, e la conservi con cura, in modo che non diventi stantia o perisca. Se l'Eucarestia è diventata troppo vecchia e non può essere più tenuta da parte, venga bruciata in un braciere benedetto e le ceneri vengano poste sotto l'altare. Chi agisce diversamente sappia che pecca contro Dio. 

Canone XXXIX. Nessun sacerdote abbia la presunzione di celebrare la Messa se non possiede tutte le cose che riguardano il Sacrificio, vale a dire pane benedetto, acqua fresca e vino puro. Guai a coloro che celebrano senza osservare queste cose, perché sono come gli ebrei che mescolarono fiele e aceto per darlo da bere al Cristo. 

Canone XL. Nessun sacerdote si permetta di non consumare egli stesso l'Eucarestia durante la Messa, o che santifichi nuovamente ciò che è stato in precedenza santificato (14). 

Canone XLI. Se il Calice nel quale si offre (l'oblazione) è inutilizzabile, nessuno celebri il sacrificio in un calice di legno. 

Canone XLII. Tutte le cose che toccano l'altare o che appartengono alla chiesa siano sempre pulite e in ordine, e le cose sante siano con riverenza sempre in luoghi asciutti e nessuno vi si avvicini; un lume arda sempre in chiesa quando viene cantata la Messa. 

Canone XLIII. Nulla di ciò che è santo, cioè l'acqua, il sale, l'incenso il pane e tutto il resto venga trascurato.

ANCORA SULLA MORALE DEL CLERO 

Canone XLIV. Nessuna donna si avvicini all'altare quando la Messa è celebrata. (15)

Canone XLV. Quando si celebrano le Ore, che vengano comunicati gli Offici attraverso il suono delle campane, così che tutti sappiano, e che ogni sacerdote si attenga alle Ore, così che tutte le preghiere vengano offerte in timor di Dio, ad intercessione di tutti. 

Canone XLVI. Che nessun sacerdote sposato, e nemmeno un sacerdote monaco, vada in chiesa senza almeno la stola, a meno che non venga ordinato ministro senza veste (16), affinché il prestigio del sacerdozio non manchi. 

Canone XLVII. Nessuno lasci intonsi i propri capelli, né viene permesso che i chierici portino i capelli lunghi, né di portare la lunga barba, se non vogliano perdere la benedizione di Dio e di san Pietro, nonché la nostra (del re). (17). 

Canone XLVIII. Che tutti i sacerdoti siano concordi e uniformi nel calendario dei digiuni e delle feste, così che il popolo non sia disinformato o confuso. (18)

Canone XLIX. Che nelle feste si compiano delle elemosine, così da esser meritori dinnanzi a Dio.

Canone L. Che i sacerdoti siano concordi nell'usare le stesse pratiche in chiesa, mantenendo lo stesso ritmo (19) in modo da non confondere il popolo di Dio nel corso dell'anno. 

Canone LI. Che il sacerdote istruisca con diligenza i giovani, in modo da procurare loro un mestiere, così che possano essere utili alla Chiesa. (20). 

Canone LII. I sacerdoti devono tenere un sermone ogni domenica, e diano per primi il buon esempio.

Canone LIII. Nessun cristiano mangi sangue, in accordo alle Scritture. (Atti 15, Genesi 9, Canone Apostolico 63). 

Canone LIV. I sacerdoti ricordino sempre ai popolani dei loro obblighi verso Dio, come di consegnare le decime, di consegnare l'elemosine dell'aratro quindici notti dopo Pasqua, la decima degli animali giovani dopo Pentecoste, e i frutti nel giorno di Tutti i Santi. (21). 

Canone LV. I sacerdoti sempre lascino le elemosine ai poveri, e istruiscano il popolo a fare altrettanto.

Canone LVI. Quando si distribuiscono le elemosine, i sacerdoti cantino dei salmi, e sinceramente istruiscano i poveri di intercedere per il popolo con le preghiere. 

Canone LVII. I sacerdoti stiano in guardia dall'eccesso nel bere, e insegnino agli uomini altrettanto.

Canone LVIII. Nessun sacerdote ardisca d'essere un bardo, o un compositore di canzoncine, o un cantautore insieme ad altri uomini, ma in accordo con l'Ordine nel quale è entrato, stia in quiete e tranquillità. 

Canone LIX. Che i sacerdoti stiano lontani dai giuramenti, e insegnino a fare altrettanto. 

Canone LX. Il sacerdote non ami la compagnia delle donne ma sia fedele alla sua moglie legittima, che è la Chiesa.  (22). 

Canone LXI. Nessun sacerdote si permetta di dire falsa testimonianza, e non esser complici coi ladri. 

Canone LXII. Nessun sacerdote si permetta di declinare un invito o rompere un giuramento che ha fatto. 

Canone LXIII. Nessun sacerdote sia un cacciatore o un venditore ambulante, o un lettore ai dadi: piuttosto non stacchi mai gli occhi dal suo libro, come si confà al suo Ordine. 

Canone LXIV. Il sacerdote sia sempre ligio alla Confessione di quanti gliela chiedono, per il battesimo e la Comunione dei malati, nonché per la loro unzione qualora la chiedano, e dopo la loro dipartita li vesta con amore affinché alcuna indecenza accada al cadavere, e con dignità seppellisca i morti nel timor di Dio. 

Canone LXV. Ogni sacerdote abbia sempre da parte l'olio per il battesimo e l'olio per gli infermi, in modo da poter sempre promuovere il cristianesimo e Dio onnipotente lo ricompensi nel modo migliore. 

Canone LCVI. Ogni sacerdote sappia cosa dire quando si reca a prendere il Crisma, in merito alle preghiere per il Vescovo e per il Re. (23).

Così Sia. Amen. 

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NOTE  E COMMENTI AI CANONI

1) Come attualizzare questo canone e anche il successivo? che i Sinodi siano organizzati con diligenza. 

2) Si intende uno scrivano personale. Nella Chiesa Latina, il "chierico" è un grado generico degli Ordini Minori, che viene prima dell'Ostiariato, il quale svolgeva funzioni varie in chiesa e nel mondo laico, spesso come scrivano o precettore. 

3) Solamente il Vescovo può rimettere i peccati di Apostasia, "signoricidio" (omicidio del superiore), satanismo e simonia. 

4) L'ennesimo canone latino che tutela i sacerdoti sposati, a cavallo dell'anno Mille, testimonia la brutalità della riforma eretica di Gregorio VII.  In particolare, il canone lega il sacerdote alla chiesa nella quale è stato sposato e destinato a servire. 

5) Nell'originale compare la parola gildship, ossia "nel modo di condurre la gilda". E' risaputo che nelle chiese grandi e nelle cattedrali fossero (e sono) presenti numerosi negozi e produzioni, in genere miele, medicamenti, birra e vino. 

6) Nel Medioevo gli "allievi" o "scolari", cioè i futuri preti, venivano formati direttamente nelle parrocchie, essendo i seminari un oggetto sperimentale (esistevano solo a Parigi, Bologna, Roma e in pochissime altre località, come Costantinopoli) e gli allievi venivano mantenuti a spese della comunità che li formava. 

7) Un invito a non oziare. 

8) Il quarantesimo giorno dopo il parto avvengono le "purificazioni" della donna la quale veniva riammessa in chiesa con un rito particolare, e quindi anche il bambino doveva essere battezzato per quella data, di  modo che potesse stare in chiesa. Inoltre, come si vede, la cresima doveva essere amministrata prima possibile e non dopo anni. 

9) Vi era la moda nel passato nell'inventarsi quello che oggi è il vodoo: mescolare pratiche cristiane con altre pagane per dare l'illusione ai praticanti di essere "nella Chiesa". 

10) Si intende qui la prassi dei sepolcri all'interno delle chiese, abbastanza comuni in Occidente. 

11) Si intende l'Unzione degli Infermi e l'ultimo viatico. 

12) Il Corporale è l'antimension dell'Occidente. 

13) Il colpo di grazia alle "Messe private". 

14) Il sacerdote deve mangiare del corpo e sangue di Cristo, ed è quindi vincolato a tutte le pratiche di preparazione e al digiuno. Non per forza i parrocchiani che non sono tenuti a prendere parte dell'Eucarestia. 

15) Solo i maschi possono entrare in altare. 

16) I "ministri senza veste" erano i chierici senza ruolo, spiegati alla nota 2. Dato che si prevede la Stola per qualsiasi servizio liturgico, a maggior ragione si deve ritenere che la talare è l'abito quotidiano, così scontato da non venire neanche nominato. 

17) i capelli "tosati" cioè tonsurati, la nota chierica, erano una usanza romana diffusa un po' ovunque per differenziarsi da chi portava i capelli lunghi, cioè i barbari pagani o ariani. Per quanto concerne le barbe, la barba lunga era considerata un pericolo per la Messa - come se la barba potesse colpire il calice e rovesciare il contenuto. Ovviamente, questo canone non è vincolante in senso assoluto e va interpretato come un segno di dover rispettare e curare il proprio aspetto. 

18) Oggidì molto difficile, giacché le chiese ortodosse hanno ognuna un calendario diverso. 

19) In altre parole, che gli orari di culto non cambino molto spesso. 

20) Come già riferito nella nota 5, le chiese spesso possedevano terreni e negozi o opifici, risultando una vera e propria "piccola azienda". Oggigiorno il canone può essere interpretato con l'istruzione alla religione e al servizio in società, insegnando a combattere l'ozio. 

21) La Chiesa si manteneva con le offerte e le decime dei propri lavoranti, che come, abbiamo visto nella nota precedente, lavoravano nelle terre della Chiesa. 

22) Dato che al commento 4 abbiamo visto che il sacerdote è sposato, questo canone chiama alla continenza verso le persone, amici, parenti, e di non preferire loro al servizio divino. 

23) Un incitamento a conoscere le formule d'etichetta e i riti speciali in quelle occasioni. 

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