Sant'Ireneo di Lione (+202) ci spiega il Mistero dell'Eucarestia, dal suo libro Contro le Eresie (V,2,2s).
2.2. Vani sono
in ogni modo quanti rifiutano tutta l'economia di Dio, negano la salvezza della
carne e disprezzano la sua rigenerazione, dicendo che non è capace di
accogliere l’incorruttibilità.
Ora se essa non riceve la salvezza, senza dubbio il Signore non ci ha riscattati
con il suo sangue (cf. Col 1,14), e il calice dell’eucaristia
non è la comunione del suo sangue né il pane che noi spezziamo è la comunione
del suo corpo (cf. 1 Cor 10,16). Il sangue infatti proviene dalle vene, dalle
carni e dalla restante sostanza umana, e appunto perché è divenuto veramente
tutto questo, il Verbo di Dio ci ha riscattati con il suo sangue, come dice il
suo Apostolo: «In lui abbiamo il riscatto mediante il suo sangue, la remissione
dei peccati» (Col 1,14). E poiché siamo sue membra (cf. 1 Cor 6,15) e siamo
nutriti mediante la creazione - egli stesso ci procura la creazione, facendo
sorgere il suo sole e mandando la pioggia come vuole (cf. Mt 5,45) -, dichiarò
che il calice proveniente dalla creazione è il suo proprio sangue (cf. Lc
22,20) e proclamò che il pane proveniente dalla creazione è il suo proprio
corpo (cf. Lc 22,19), con il quale si fortificano i nostri corpi.
3. Se dunque il calce
mescolato e il pane preparato ricevono la parola di Dio e divengono Eucaristia,
cioè il sangue e il corpo di
Cristo, e se con essi si fortifica e si consolida la sostanza della nostra
carne, come possono dire che la carne non è capace di ricevere il dono di
Dio che è la vita eterna: la carne che
si nutre del sangue e del corpo di Cristo ed è sue membra? Come il beato
Apostolo dice nella sua lettera agli Efesini: «Siamo membra del suo corpo
formati dalla sua carne e dalle sue ossa» (Ef 5,30) indicando con queste parole
non un certo uomo spirituale ed invisibile, «perché lo spirito non ha né ossa né carne» (Lc 24,39), ma l’organismo veramente umano,
composto di carne nervi ed ossa, il quale è nutrito dal calice, che è il suo sangue, ed è fortificato dal pane, che è il suo corpo. E come il legno
della vite (Ez 15,2.6), collocato nella terra, porta frutto a suo tempo, e «il
chicco di frumento caduto nella terra» (cf. Gv 12,24) e dissolto risorge
moltiplicato in virtù dello Spirito di Dio che
sostiene tutte le cose (cf. Sap 1,7) - e poi grazie all’abilità umana sono trasformati ad uso
degli uomini e ricevendo la parola di Dio divengono Eucaristia, cioè il corpo e il sangue di
Cristo; così anche i nostri corpi, che si
sono nutriti di essa, sono stati collocati nella terra e vi si sono dissolti,
risorgeranno al loro tempo, perché il Verbo di Dio donerà loro la risurrezione «per la
gloria di Dio Padre» (Fil 2,11), il quale procura l’immortalità a ciò che è mortale e dona gratuitamente
l’incorruttibilità a ciò che è corruttibile (cf. 1 Cor
15,53), poiché la potenza di Dio si esprime
perfettamente nella debolezza (cf. 2 Cor 12,9), affinché non ci lasciamo mai prendere
dall’orgoglio come se avessimo la
vita da noi stessi e non ci solleviamo contro Dio, accogliendo nell’animo un pensiero d’ingratitudine, ma avendo
appreso per esperienza che dalla sua grandezza e non dalla nostra natura deriva
la nostra capacità di rimanere per sempre, non
tradiamo mai la vera concezione di Dio né ignoriamo la nostra natura,
ma sappiamo qual è la potenza di Dio e quali
sono i benefici che l’uomo può ricevere, e non ci inganniamo mai sulla vera concezione
circa le cose che esistono, cioè Dio e l’uomo. Del resto, come abbiamo detto prima, Dio non ha
forse permesso il nostro dissolvimento nella terra affinché, educati in ogni modo, siamo
attenti per il futuro di tutto le cose, senza ignorare né Dio né noi stessi?
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