La castità e i periodi di digiuno

Abbiamo affrontato la tematica della castità sessuale dei coniugi con un contributo del blog Mystagogy di qualche tempo fa. Certamente, la continenza nei periodi di digiuno è benvista da Dio, ed è un grande sforzo ascetico per le coppie sposate: ma la chiave non è il "dovere", ma piuttosto il "volere": il consenso dell'altro è necessario per l'astensione. Torniamo sulla stessa tematica con un alcuni consigli dei Padri della Chiesa in merito.



San Paolo Apostolo, il gran dottore della Chiesa, scrive ai Corinzi:

<< Il marito renda alla moglie il dovere coniugale, e ugualmente la moglie al marito. La moglie non ha potestà sul proprio corpo, e così il marito sul proprio, ma sua moglie. Non privatevi l'uno dell'altra se non per poco tempo e di comune accordo, per dedicarvi alla preghiera e al digiuno, e poi tornate insieme, affinché il demonio non vi tenti. >>  (1Cor. 7:3-5)

E' quindi un pio costume che le coppie sposate si astengano per praticare l'ortoprassi: ma quando il desiderio (legittimo) è forte, meglio concedersi che ardere ed essere tentati dal demonio. San Giovanni Crisostomo commenta in questo modo il passo paolino:

"La moglie non ha potestà sul proprio corpo" ma è sia serva che padrona del marito. Se infatti voi non esaurite questo dovere, siete in peccato contro Dio. (Omelia 19esima sulla Lettera ai Corinzi). 

Sempre nella stessa omelia, il Crisostomo continua: 

Grandi demoni si avvicinano a coloro che esercitano la continenza senza giudizio: adulterio e fornicazione rovinano i matrimoni. Considerate questo: dov'è la vittoria del digiuno e della continenza, se non c'è più l'amore? Non c'è. Se non c'è più intesa fra marito e moglie, una casa è come una nave in gran tempesta. (Omelia 19esima sulla Lettera ai Corinzi).

Il marito e la moglie sono i custodi della santità del coniuge: se il coniuge pecca di fornicazione, adulterio e atti impuri, è da imputarsi alla mancanza di intesa fra gli sposi (cfr. Origene, Commento a 1Corinzi PG 3.33. 23-25). 

Sant'Agostino d'Ippona scrive ad una sua figlia spirituale, in merito alla continenza:

Se tuo marito volesse praticare la continenza, ma tu no, allora egli è obbligato a concedersi: Dio vedrà il suo gesto nei tuoi riguardi e la fragilità della natura, accettando il suo atto d'amore come credito di continenza. (Lettera 262 a Eudicia). 

In poche e semplici parole, i periodi di digiuno vanno affrontati con serietà e timor di Dio, e con il rispetto per il proprio coniuge, la cui vita spirituale dipende anche da noi. 

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