L'Uomo nuovo e l'Alleluia (s. Agostino d'Ippona)

Sant'Agostino (+430) nei suoi Discorsi ci parla con enfasi dell'Alleluia e di come questa parola sia molto importante per i cristiani, e tutto fuorché casuale

Alleluia significa: "lodate Dio". Noi cantiamo all'unisono questa parola, uniti attorno ad essa in comunione di sentimento, ci sproniamo così a vicenda alla lode di Dio. Dio però può lodarlo con pace interiore solo colui che non ha commesso niente che possa dispiacere a Dio. Inoltre, per quanto riguarda il tempo presente in cui siamo pellegrini sulla Terra, l'Alleluia diventa canto di consolazione per essere fortificati lungo la via. L'Alleluia che diciamo adesso è come il canto del viaggiatore, e tuttavia percorrendo questa strada faticosa, cerchiamo quella patria dove ci sarà riposo, dove, scomparse le faccende che ci impegnano adesso, non resterà altro che... l'Alleluia.

L'Alleluia è un canto nuovo, ma questo canto nuovo lo canta l'Uomo nuovo. Noi l'abbiamo cantato e anche voi, cari fratelli, lo cantate, rinnovati in lui. Lo cantiamo insieme, perché siamo riscattati dallo stesso prezzo. 


Monaci che camminano al Monte Athos, in Grecia.

Qui e nei Cieli si cantano le lodi di Dio, ma qui provengono dalle bocche di gente angustiata, lassù da gente libera da ogni turbamento; qui da gente che avanza verso la morte, lassù da gente viva nell'eternità. Qui nella speranza, lassù nella realtà. Qui per strada, lassù in patria. Cantiamo dunque adesso, fratelli miei, non per esprimere il gaudio del riposo, ma per procurarci sollievo nella fatica. Come sogliono cantare i viandanti, canta ma cammina; cantando consòlati nella fatica, non amare la pigrizia. Canta e cammina! Non uscire fuori strada, non fermarti mai.

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TRATTO DA
Sant'Agostino di Ippona, Sermones, discorso 255 1.1-3.0. in "Il Maestro Interiore", ed. Paoline, 1992. 

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